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09 Maggio 2025 - 22:25
Papa Leone
Un Papa americano, certo. Ma con il cuore disseminato tra le strade di Chicago, i sobborghi creoli della Louisiana, le riviere della Liguria, le coste della Normandia e, toh! guarda, anche un po' di piemontesità ...
Tra le sue molte radici europee — francesi, liguri, spagnole — infatti, ce ne potrebbe essere anche una, piccola ma robusta, che porta dritta a Settimo Rottaro. È da lì che nel 1876 sarebbe partito John R. Prevost (Prevosto), nonno paterno del futuro Papa.
Nato tra quelle colline dove la vigna si arrampica sulla Serra e i paesi conservano ancora l’eco dei dialetti. Emigrato, come tanti altri, verso gli Stati Uniti.
Il cognome Prevost o Prevosto, del resto, è ancora oggi presente nel quadrante nord-occidentale dell’Italia, e in particolare in quell’area tra il Piemonte e la Valle d’Aosta dove il francese ha influenzato la parlata delle delle valli alpine.
Insomma il nuovo pontefice, Robert Francis Prevost, eletto con il nome di Leone XIV, è figlio del mondo. O meglio: figlio dell’Europa che migra, che si mescola, che costruisce, che cerca altrove un destino e alla fine, con paradossale ironia, lo ritrova a Roma, sulla Cattedra di Pietro. Dentro la sua storia familiare c’è un pezzo intero della storia moderna. Un pezzo nostro. E quando diciamo “nostro”, stavolta non è un modo di dire: perché nel sangue del Papa potrebbe scorrere anche un po’ di Canavese.
In America, la storia dei Prevost si incrocia con quella di altri rami familiari altrettanto erranti. Il bisnonno materno di Leone XIV, Jacques Martino, nasce a Sanremo nel 1806, ma anche lui sente il richiamo dell’altrove. Attraversa l’oceano e si stabilisce a New Orleans, nel profondo sud della Louisiana. Sposa Marguerite Cadeneth, originaria di East Feliciana, e contribuisce a costruire quella comunità italo-creola che animerà per generazioni il tessuto sociale e culturale del Seventh Ward, uno dei quartieri storici della città. È lì che la famiglia mette radici nuove, ed è lì che nasce Joseph Martinez, nonno materno del Papa, che poi si trasferisce a Chicago nel 1910. Accanto a lui, nella ramificazione francese del ceppo familiare, troviamo Suzanne Fontaine, la nonna paterna, nata a Le Havre nel 1894, figlia di pasticceri normanni e simbolo di un’Europa operosa e artigiana che esporta dolcezza e savoir faire oltre Atlantico.
Il padre di Leone XIV, Louis Marius Prevost, nasce nel 1920. È un uomo dell’America del Novecento, quella che studia e combatte, che partecipa alla Seconda Guerra Mondiale come tenente di vascello nel Mediterraneo, e che poi torna a casa per costruire il futuro. Si diploma al Central YMCA College nel 1943, lavora come sovrintendente delle scuole nella periferia sud di Chicago, educa generazioni di studenti e cresce tre figli. Muore nel 1997 lasciando dietro di sé una traccia fatta di educazione, disciplina e impegno civico.
La madre, Mildred Martínez, è invece il volto gentile di un’America che legge e studia. Le sue origini sono spagnole e creole. Nasce a Chicago, dopo che i suoi genitori si trasferiscono dal Seventh Ward di New Orleans, portando con sé tutta l’energia, la musica e la spiritualità di un quartiere in cui la cultura afroamericana, francese, spagnola e italiana si fondono. Mildred si laurea in biblioteconomia alla DePaul University nel 1947, a 34 anni, diventando un raro esempio di emancipazione femminile in un’epoca in cui alle donne era ancora difficile accedere al sapere. Due delle sue sorelle scelgono la vita religiosa: suore, devote, testimoni di una fede che percorre da generazioni la genealogia dei Prevost.
Louis e Mildred hanno tre figli: Louis Martin, John Joseph e il più piccolo, Robert Francis, nato a Chicago il 14 settembre 1955. È lui a intraprendere il cammino del sacerdozio. Frequenta una scuola cattolica gestita dagli agostiniani e poi si iscrive alla Villanova University di Filadelfia, dove si laurea in matematica nel 1977. Ma lo stesso anno entra nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino a Saint Louis: una scelta di vita, radicale, che lo conduce nel cuore della Chiesa. Nel 1981 prende i voti, poi vola a Roma per studiare Diritto Canonico. A 27 anni, nel 1982, diventa sacerdote. Il resto è storia recente: missioni in Perù, incarichi nella Curia, l’ingresso nei ranghi alti della Santa Sede fino al Dicastero per i Vescovi e infine, il 9 maggio 2025, la fumata bianca. È lui, Leone XIV, il nuovo Papa.
Ma forse la parte più sorprendente di questo viaggio non è tanto l’arrivo, quanto la partenza. Una partenza che potrebbe affondare le sue radici a Settimo Rottaro, in quel lembo di Canavese che oggi si scopre connesso al trono di Pietro.
Forse da qualche parte ci sono ancora parenti, vecchie fotografie, nomi scritti a mano nei registri parrocchiali. Forse qualcuno, in quei luoghi, ricorderà i racconti dei nonni emigrati. O forse no. Ma non importa: perché ora il Canavese è entrato nella storia universale della Chiesa, silenziosamente, com’è nel suo stile. Un filo sottile, ma fortissimo, potrebbe collegare questo piccolo comune al cuore della cristianità.
E c’è una bellezza struggente in tutto questo. Che un Papa nato a Chicago, cresciuto in un quartiere operaio, figlio di un tenente e di una bibliotecaria, nipote di emigranti liguri e piemontesi, pronipote di artigiani normanni e creoli di New Orleans, possa ora sedere sul trono più antico del mondo. Che da Settimo Rottaro a San Pietro, la distanza non sia poi così lunga. Bastano un paio di generazioni. E un destino scritto, forse, nelle pieghe della storia e nel cuore delle famiglie.
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