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06 Febbraio 2025 - 10:42
Un’auto abbandonata, una Fiat Marea SW, arrugginita nel Canale Cavour.
Tra il passaggio a livello di Verolengo e il ponte di Arborea, lungo via Canale Cavour, da oltre vent’anni un’inquietante presenza emerge e scompare tra le acque: una vecchia Fiat Marea SW, ormai ridotta a un relitto arrugginito. Ogni volta che il livello dell’acqua si abbassa, il veicolo riappare, testimone di una vicenda che intreccia degrado, burocrazia e immobilismo.
Come è finito lì? Perché nessuno lo ha mai rimosso?
Secondo Francesco Artusa, assessore all'Ambiente del Comune di Verolengo, l’auto si trova nel canale dalla fine degli anni ’90. Negli anni, tutte le amministrazioni comunali hanno provato a farla rimuovere, ma senza successo.
Col tempo, quel relitto è diventato un simbolo di incuria. Accanto alla carcassa arrugginita, di recente è comparso persino un sedile, come se fosse diventata un deposito improvvisato di pezzi di ricambio.
Inizialmente si distinguevano ancora il colore della carrozzeria e gli interni, ma con il passare degli anni il veicolo si è trasformato in una scocca corrosa dal tempo.
In riva al Canale Cavour con Biagio Serra
Quando il canale è in piena, il relitto scompare sotto la superficie, inghiottito dall’acqua torbida. Nei periodi di secca, invece, riaffiora tra i detriti e la vegetazione, ricordando a tutti la sua inquietante presenza. È un fenomeno ciclico: quando non si vede, è facile dimenticarlo, ma ogni volta che riemerge diventa il simbolo di un problema irrisolto.
Oltre al suo impatto visivo, la “macchina fantasma” potrebbe rappresentare un pericolo ambientale.
La carrozzeria in decomposizione, i resti di plastica e i detriti accumulati potrebbero contaminare l’acqua e il terreno circostante. Inoltre, in caso di piene improvvise, il veicolo potrebbe spostarsi e ostruire il flusso dell’acqua, aumentando il rischio di danni agli argini e alle infrastrutture.
Questa vicenda evidenzia un problema più ampio: l’abbandono di rifiuti ingombranti in ambienti naturali. Troppo spesso, la burocrazia e il disinteresse ostacolano gli interventi di bonifica, lasciando il territorio ostaggio del degrado.
La domanda resta aperta: chi si prenderà finalmente la responsabilità di rimuovere questa ferita nel paesaggio? Quanto ancora dovremo aspettare prima che questo accada?
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