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30 Gennaio 2025 - 13:54
A cinque giorni dall'inaugurazione dell'anno giudiziario, quando il Tribunale di Ivrea è stato al centro di un accorato appello del presidente della Corte d’Appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti, la Procuratrice Generale Lucia Musti è giunta in visita a Ivrea per far sentire la sua vicinanza ai magistrati, ai giudici e al personale amministrativo, ormai allo stremo.
Il messaggio è chiaro: il tribunale eporediese è in una situazione disperata. E non è solo un problema di numeri, ma di un errore di calcolo strutturale che ha portato il sistema al collasso. “Non vorrei si approfittasse dello spirito sabaudo”, aveva dichiarato Barelli Innocenti, denunciando un sovraccarico di lavoro insostenibile per una macchina giudiziaria che arranca ogni giorno.
I dati parlano da soli: su 23 magistrati previsti, solo 17 sono effettivamente in servizio. Il personale amministrativo è ridotto a 34 unità su 62, creando un collo di bottiglia che rallenta il sistema e condanna il tribunale a un continuo affanno.
“La giustizia a Ivrea va avanti solo grazie al senso del dovere e allo spirito di sacrificio di magistrati e personale amministrativo”, ha ribadito Barelli Innocenti. Un equilibrio precario, che rischia di crollare da un momento all’altro.
La Procuratrice ha detto: "Non servono nuovi dati, la realtà è sotto gli occhi di tutti". La visita della Procuratrice Generale Lucia Musti non ha portato nuove scoperte, ma ha confermato una verità già nota: Ivrea è il simbolo di un sistema al limite del collasso.
"Questa non è stata una visita per raccogliere nuovi dati, perché i dati ce li ho già tutti. È stata una visita di vicinanza, doverosa per un procuratore generale, per vedere con i propri occhi la situazione degli uffici requirenti del distretto", ha dichiarato Musti.
"Nulla di nuovo è emerso oggi, ma si conferma una realtà tragica, o meglio, altamente complessa", ha aggiunto, evidenziando come il Tribunale di Ivrea sia l’emblema di un sistema che si regge unicamente sul sacrificio di chi ci lavora.
Il problema, però, ha radici lontane. Secondo la procuratrice, Ivrea sconta un errore iniziale di valutazione: il calcolo errato del fabbisogno di personale ha generato una spirale negativa da cui ora è difficile uscire.
"Abbiamo magistrati che gestiscono in media 2.000 fascicoli ciascuno, un numero impressionante. È un problema di sopravvivenza: devono occuparsi delle urgenze, come il codice rosso, ma tutto il resto rimane fermo nelle segreterie, perché il personale amministrativo non è in grado di smaltire il lavoro prodotto dai magistrati", ha denunciato Musti.
Il problema si riverbera anche sul Tribunale, perché il ritardo nel lavoro della procura genera un effetto domino: "È come nel bowling: abbatti un birillo e cadono tutti gli altri. Qui è lo stesso, perché il tribunale non sta meglio".
Un territorio complesso e casi ad alta intensità
La crisi della giustizia eporediese è ancora più drammatica se si considera che il distretto di Ivrea si trova in una zona caratterizzata da una criminalità complessa, con casi di forte impatto. Uno su tutti, l’incidente ferroviario di Brandizzo, su cui la procura sta conducendo un’indagine delicata e che, secondo Musti, porterà alla fissazione dell’udienza preliminare solo dopo il 30 novembre.
"I sostituti procuratori sono in numero adeguato, ma tutto il resto manca. L’organico è stato adeguato con tempistiche molto lunghe, e ora paghiamo le conseguenze: il carico di lavoro pro capite è insostenibile", ha spiegato Musti.
La situazione è aggravata dai tempi della burocrazia ministeriale: "Io sto facendo una serie di richieste, speriamo di vederne gli effetti entro qualche mese. Ma tra la domanda e la risposta potrebbe passare un anno. E quando parti male, è difficile rimediare".
Una pianta organica inadeguata
Ma il vero nodo è un altro: la pianta organica del tribunale non è adeguata al territorio. Anche se tutti i posti attualmente previsti fossero coperti, Ivrea continuerebbe ad arrancare.
"Non serve solo più personale, ma una revisione della pianta organica. Se anche arrivassero due terzi in più del personale attuale, Ivrea sarebbe comunque in sofferenza. Qui è stato fatto un errore iniziale: il territorio richiedeva più risorse fin dall’inizio", ha dichiarato Musti.
Alla domanda su cosa servirebbe per migliorare la situazione, la procuratrice ha risposto tranchant: "La bacchetta magica".
La Procuratrice Generale con la Procuratrice di Ivrea Gabriella Viglione
Uno dei problemi più gravi è la mancanza di un procuratore aggiunto, che consentirebbe di distribuire meglio il lavoro e garantire un migliore funzionamento della procura.
"Se ci fosse il procuratore aggiunto, i magistrati più anziani non dovrebbero farsi carico di tutto, e il procuratore capo potrebbe permettersi di andare in ferie ogni tanto. Anche questo è un segnale della crisi in cui versa questo ufficio", ha sottolineato la procuratrice generale.
L’ultimo messaggio di Lucia Musti è rivolto ai cittadini di Ivrea, affinché comprendano l’enorme impegno di magistrati e personale amministrativo.
"Noi magistrati lavoriamo senza orario. Non siamo impiegati, non timbriamo il cartellino. Abbiamo giurato sulla Costituzione e facciamo il nostro dovere, ma le condizioni in cui siamo costretti a operare stanno diventando insostenibili".
L’allarme è stato lanciato. Ora tocca al Ministero della Giustizia intervenire prima che la situazione diventi irreversibile.
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