Cerca

Sanità

Il calvario di un sindaco: “Un polmone collassato e la fuga in Emilia per salvarmi”

Tra liste d’attesa da record e calvari personali, sindaci e Regione promettono una sanità migliore con Asl più piccole e interventi mirati. Ma intanto, si continua a prenotare per prenotare.

Ad un certo punto ci siamo chiesti: “Ma è questa la nostra Asl?”. 

Quella dei 208 giorni per un’angioplastica e dei 435 per una colecistectomia. Quella che, per un tumore alla prostata, ti fa aspettare fino a 639 giorni e che, per una protesi all’anca, “campa cavallo”. Quella che, per una prima visita cardiologica, ci vogliono anche 289 giorni e che, per una prima visita oculistica, non sa darti una risposta.

Sì, porca la miseria, era proprio la nostra Asl. Oggi, durante una conferenza dei sindaci riunitasi per salutare il direttore generale Stefano Scarpetta (è ufficiale: va via…), alla presenza dell’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi e della consigliera regionale Paola Antonetto, la disparità tra verità e immaginazione è venuta fuori tutta, e in tutta la sua intensità.

Ad un direttore generale che si faceva dei complimenti da solo per i risultati ottenuti – spiegandoci che i dipendenti sono addirittura aumentati rispetto al 2019, passando da 177.716 a 177.791, e che le perdite, che sembrano voragini, sono quasi insignificanti se suddivise per testa (perdite pro capite) – sono seguiti scroscianti applausi dei presenti, sotto la regia di un presidente per statuto (il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore) più interessato al Natale che alla sanità, più Aristofane che Catullo, più cameriere che cuoco. 

“Bene, bravo, bis!”. Perché di direttore così, i sindaci han detto di non averne mai avuto: sempre disponibile, attento, puntuale… C’è mancato poco che si mettessero a piangere. Boh?

Poi, nel bel mezzo dell’orgia, il microfono lo ha preso in mano lui: il sindaco di Pavone Endro Giacomo Bevolo. Affaticato, quasi senza fiato e voce, ha raccontato il suo calvario più intimo:

“Purtroppo sono inciampato in un problema di salute. A inizio novembre ho avuto un collasso di un polmone. Non riuscivo a respirare. Sono andato al Pronto Soccorso di Ivrea… Hanno cercato sul territorio piemontese una allocazione. Hanno deciso che la migliore era l’ospedale di Cuorgnè, perché non riuscivano a fare una TAC con mezzi di contrasto. Mi sono venuti dei dubbi. Ho capito che c’era un’ottima chirurgia toracica a Modena e sono finito lì. Ho firmato le dimissioni. Subito hanno fatto tutti gli esami diagnostici che qui non era possibile fare, e due giorni dopo ho subìto due interventi. Hanno innescato una procedura e hanno capito che il mio era un problema genetico. Ora mi sto curando all’ospedale di Candiolo. Questa è la mia esperienza. Questo per dire che la rete ci va, e ci va una rapidità di intervento. Non è giusto che si vada in Emilia Romagna…”.

Paolo Musso

Paolo Musso

Loreda Devietti

Loredana Devietti

Pochi gli interventi e tutti per il proprio orticello. Tra questi, quello del sindaco di Chivasso Claudio Castello, per chiedere un’emodinamica h24 anche all’ospedale di Chivasso; di Giovanna Cresto di Cuorgnè, per maggiori attenzioni all’Alto Canavese; di Francesco Grassi di Mappano, con il racconto del poliambulatorio messo a disposizione dei medici di famiglia, realizzato in collaborazione con l’Asl; di Loredana Devietti di Ciriè, sulla grande collaborazione; di Tina Assalto di Lanzo, con la richiesta di acquisto dell’ospedale; e di Luigi Sergio Ricca, con i complimenti per come è stato gestito il problema dei medici di famiglia.

Più convincente Paolo Musso. Si è concentrato su un’Asl troppo grande per fare rete, sottolineandone le carenze.

“Dal 2009 - ha sottolineato -c’è sempre stato un sottofondo di insoddisfazione e una estrema difficoltà nella gestione. Abbiamo avuto tanti direttori generali e non si può che dire bene, il problema è strutturale. Se un abitante di Ciriè ha un problema, dove va? A Ivrea? No, al San Giovanni Bosco! Se un abitante di Ivrea ha un problema, dove va? A Ciriè? No!” 

Qualche critica anche da Ellade Peller, presidente di In.Rete e sindaca di Nomaglio: “Mi sembra assurdo che si debba prenotare per prenotare”.

E se in tanti hanno chiesto una separazione consensuale di Chivasso e Ivrea da Ciriè per avere un’azienda più gestibile, a tutti, l’assessore regionale ha dato una risposta positiva. Va bene l’emodinamica h24 a Chivasso, va bene acquistare l’ospedale di Lanzo, va bene “staccare” Ciriè e costruire Asl più piccole.

Infine, la promessa di una sanità migliore che taglierà solo dove è necessario tagliare (per esempio sugli affitti e sulle bollette) e che investirà denaro per garantire assistenza ai più fragili e a chi ci ha rinunciato, con tempi di attesa agli onori del mondo, a cominciare dalle cataratte, per le quali oggi c'è chi aspetta anche tre anni e mezzo.

Il fatto che l'assessore regionale ne sia cosciente se non altro un po' rincuora...

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori