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Punto Rosso
16 Aprile 2024 - 06:30
No, non è vero che a Ivrea “non c’è mai niente”, sono tanti gli eventi, anche di livello, che si alternano soprattutto nel periodo estivo. Ma appunto “eventi”, episodi che accadono e terminano.
La vivacità di una città, quello che offre a tutte le età, non è data (o non solo) dai grandi eventi, ma da quel che offre tutti gli altri giorni dell’anno fra una manifestazione e l’altra.
Abbiamo il carnevale, San Savino, La Grande Invasione, il Jazz Festival, Ivrea Estate, avremo Apolide, ma un sabato di aprile qualsiasi e di qualsiasi altro mese dell’anno dove non ci sono “eventi”, un gruppo di amici che vuole ritrovarsi sul tardi, verso la fine della giornata, a Ivrea a bere una birretta, rischia di trovare tutto sbarrato.
E così quel gruppo di amici risalirà in auto e si sposterà altrove. “Ivrea la bella, addormentata”, lessi, non ricordo più dove, qualche tempo fa.
È vero, la popolazione eporediese invecchia (gli over 65 sono la metà rispetto alla fascia 15-65 anni e tre volte i ragazzi fino a 14 anni), i giovani dopo il liceo se ne vanno all’università, anche il lavoro porta via dal nostro Canavese, ma esiste eccome una fascia giovanile nel territorio ampio dell’Eporediese che vorrebbe “vivere Ivrea”.
E anche i molti universitari che studiano fuori sede, quando rientrano a casa han voglia di ritrovarsi per raccontarsi le vite divise fra le città che li ospitano, le aspirazioni, le difficoltà, o semplicemente stare insieme e divertirsi.
E si incontrano a Ivrea, città di riferimento per chi abita questi territori, però faticano a trovare un posto dove contarsela, con una birra, un bicchiere di vino, una bibita per chi guida, un po’ di musica, qualcosa da mettere sotto i denti.
Che poi a dirla tutta, senza arrivare alla birretta, anche un semplice caffè dopo le 19 può essere complicato da trovare in quel di Eporedia.
La generazione dei boombers, alla quale appartiene chi scrive, e forse ancora la generazione X, solo a Ivrea aveva un bella scelta di birrerie, da quella del Ponte Vecchio, al Bierhaus in via Circonvallazione, al Buveur in corso Massimo, al Boschereccio in via Cascinette, per citare solo quelle che al volo affiorano alla memoria.
Eppure, solo un anno fa, durante la campagna elettorale, si parlava e si chiedeva di “sostenere le attività economiche legate al divertimento serale e notturno”.
Nel confronto organizzato dallo ZAC! fu l’oggetto di una delle domande poste ai candidati sindaci e alla scrivente candidata sindaca. Un tema preparato molto bene dalla Palestra Politica dello ZAC! nell’incontro dall’azzeccato titolo “Ivrea la bella: ma si balla? - La vita notturna delle città e li diritto dei giovani al divertimento”, con ospiti Cosmo, Max Casacci (Subsonica) e la vice sindaca di Bologna Emily Clancy con delega alla “Notte”.
Tra i titubanti a sostenere questo diritto vi erano i difensori della sacrosanta quiete notturna dei residenti e questo ha impedito loro di fare un passo in più verso il nocciolo della questione. Nel dibattito si usò ampiamente il termine “movida”, forse avrebbe aiutato parlare solo di “vida”, semplicemente “vita”. Sì, perché la notte è il momento in cui i giovani si sentono spesso più a loro agio, lontano dalle pressioni tra studio, famiglia, primi lavori. E poi perché quando una città non ti si apre di giorno, non rimane che la notte dove sentirsi un po’ più liberi, almeno per qualche ora.
Chi guida oggi la città è vicino a queste esigenze giovanili, infatti per il “giorno” si sono già fatti dei passi avanti come la riapertura della sala registrazione per i giovani in via Dora Baltea e del centro di aggregazione a Bellavista, ma la notte? A che punto siamo con il sostegno alle “attività economiche legate al divertimento serale e notturno”?
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