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Punto Rosso

Bus, la resa dei conti: tagli alle corse, ma la colpa non è solo di Ivrea

Gli insulti sui social non risolvono nulla, non servono a nulla e a nessuno

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Tagli agli autobus

Il primo marzo è partita la “razionalizzazione” delle corse dei bus cittadini. Era in arrivo un taglio indiscriminato delle corse e per scongiurarlo l’amministrazione eporediese è corsa ai ripari ragionando con i sindaci della conurbazione di Ivrea su come agire per ridurre il disagio.

Non il sindaco di Ivrea, quindi, ma i sindaci dei comuni coinvolti, 16 oltre Ivrea, hanno deciso quali corse tagliare o modificare in base all’utilizzo da parte dei cittadini.

Perché si è dovuto ricorrere ad una razionalizzazione? 

È molto semplice, all’aumento dei costi del servizio non sono corrisposte nuove risorse nazionali e da anni i trasferimenti dai comuni della conurbazione al comune di Ivrea non erano più sufficienti a sostenere il servizio.

i pannelli della conurbazione di ivrea

Ivrea si è trovata così Ivrea a doversi far carico di un “extra canone” a beneficio di tutti i cittadini della conurbazione per garantire la continuità del servizio. La nuova giunta eporediese può avere tante responsabilità, soprattutto politiche per quella parte che ha amministrato il Comune di Torino (la Gtt è controllata dal Comune di Torino, istituzione guidata dal 1993 da giunte di centro-sinistra, con la pausa dal 2016-21 a guida M5S), ma francamente non è solo verso l’amministrazione di Ivrea che va indirizzata la protesta degli utenti del trasporto pubblico.

E’ manifesta infatti la volontà della nuova amministrazione di Ivrea di intraprendere un serio percorso di analisi dei bisogni, insieme agli altri comuni, per arrivare ad un miglioramento profondo del servizio pubblico per renderlo una valida e vantaggiosa alternativa all’automobile, con un beneficio economico per tutti oltre che per l’ambiente.  

Finora si è andati avanti solo a colpi di forbice sul servizio. Quella del 1° marzo non è la prima “razionalizzazione” che gli utenti dei bus subiscono. Negli anni si sono succeduti tagli di corse e di orari, ma si è lasciato fare, al di là dei borbottii alle fermate dei bus ieri e degli improperi sui social oggi. 

Più che legittime lamentele non sempre però indirizzate verso il soggetto maggiormente e direttamente responsabile, a partire dalla Regione, responsabile dei trasporti pubblici, dalla Città metropolitana e dal proprio Comune di residenza.

Infatti, gli studenti di Borgofranco che il 1° marzo son rimasti a piedi al mattino, dovrebbero lamentarsi prima di tutto al proprio sindaco per non aver predisposto la necessaria comunicazione ai cittadini sulle modifiche delle corse. Non si può leggere che il primo cittadino afferma che non ne sapeva niente nemmeno lui perché all’incontro fatto con i sindaci non era presente. E no, non è accettabile.

Un sindaco può certo non essere sempre presente a tutti gli incontri, ma esiste la delega per garantire la rappresentanza del proprio comune, a maggior ragione in incontri di questa importanza e impatto.

Allo stesso modo, tutti i cittadini dei comuni della conurbazione devono prima di tutto reclamare con il proprio sindaco, capire se il comune ha contribuito come necessario al costo del servizio e cosa ha fatto per scongiurare la riduzione di corse. Sapendo, sia chiaro, che i bilanci dei comuni sono ridotti al lumicino, ricevendo sempre meno trasferimenti dal governo centrale.

Per i servizi fondamentali, però, si devono fare delle battaglie: amministratori e cittadini insieme. Esiste l’Anci e pure l’Anpci (Associazione Nazionale Piccoli Comuni di Italia), queste associazioni vanno sollecitate. Occorre fare massa critica per provare ad ottenere un cambiamento. Certo costa fatica, un taglio calato dall’alto dal quale si possono prendere le distanze è più comodo, ma non è il modo migliore per lavorare per la propria comunità. 

Anche i cittadini devono però farsi parte attiva, e non solo parte mugugnante, individualmente e collettivamente. Segnalando i problemi ma anche suggerendo soluzioni, scrivendo, utilizzando i canali messi a disposizione dai comuni, ma anche chiedendo incontri al sindaco, agli assessori.

Il ruolo di cittadino non può esaurirsi con il voto (e per la metà degli aventi diritto nemmeno questo), ma va praticato vigilando sull’operato degli eletti, avanzando proposte e richieste, e certo anche denunciando i disservizi e i casi dove è necessario l’intervento pubblico. Gli insulti sui social non risolvono nulla, non servono a nulla e a nessuno. 

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