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Castellamonte

Canti partigiani, bandiere rosse, citazioni di Montanelli e il saluto di Amato: il commosso addio al senatore del Canavese (video)

Ieri si è svolto il funerale di Eugenio Bozzello

Con una lunga ed articolata cerimonia, Castellamonte ha dato giovedì 4 aprile l’ultimo saluto al suo cittadino più noto: il senatore socialista Eugenio Bozzello. La prima parte si è tenuta nel palazzo comunale: la bara è stata portata nel cortile interno, dove il sindaco Pasquale Mazza, oltre a pronunciare il primo dei discorsi ufficiali, ha letto alcuni tra i messaggi più significativi giunti nei giorni precedenti. “Ci tenevo tantissimo – ha detto – che Eugenio salutasse per l’ultima volta quella che è stata per lui una casa. Ho quindi chiesto alla famiglia di poterlo portare qui prima di andare a Campo e, siccome la sala consiliare non è grandissima, di tenere qui la commemorazione. Poi lo porteremo a vedere la sala consiliare che lui aveva voluto e realizzato grazie all’aiuto di Giuliano Amato”.

Questa la prima tappa poi ci si è spostati a Campo, la frazione collinare in cui il senatore era nato e dove tornava spessissimo: il carro funebre si è fermato per un lungo momento davanti alla sua casa, quindi è partito il corteo diretto al sagrato della Chiesa. Qui si sono tenuti gli altri discorsi ufficiali, tenuti dai rappresentanti territoriali di quello che fu il suo partito – Luigi Ricca e Piero De Mecco – e dal rappresentante de “La Memoria Viva" Elso Merlo. Ad intervallare i discorsi, in mezzo ad uno sventolìo di bandiere rosse, i canti partigiani eseguiti dal Coro Bajolese e le musiche della Filarmonica di Muriaglio.

Si è trattato di una cerimonia laica ma fino ad un certo punto, dal momento che, pur mancando la celebrazione della messa e delle esequie secondo i canoni della religione cattolica, una volta arrivati al cimitero e prima che la bara venisse deposta nella tomba di famiglia, il parroco di Castellamonte don Angelo Bianchi ha impartito la benedizione.  Ricordando la frase pronunciata da Indro Montanelli in prossimità della morte “Se la vita fosse tutta qua, non varrebbe la pena di viverla” il parroco ha detto di Bozzello: “Tra me  e lui c’era un feeling, fatto di amicizia, di pensieri condivisi. Era un galantuomo, che quando dava la sua parola la manteneva. Sono qui per salutarlo: la morte è una porta sulla vita”.

Messa la fascia viola del lutto, ha impartito la benedizione esclamando: “Che il Signore benedica il luogo in cui starà fino a quando lo chiamerà nella Resurrezione Finale”.

Presenti la giunta di Castellamonte al completo; numerosi sindaci; i rappresentanti dell’ANPI; gli abitanti della frazione; i suoi amici ed elettori di un tempo.

Intenso ma composto il dolore della figlia Tiziana, del nipote Alessandro e degli altri parenti. Malgrado i suoi 95 anni, il senatore aveva ancora un fratello ed una sorella.

Messaggi da tutta Italia

Un po’ in tutti gli interventi – sia quelli in presenza che quelli inviati per iscritto – sono stati riproposti   una serie di concetti chiave: la partecipazione di Bozzello alla lotta partigiana, il legame con il territorio e la conoscenza dei suoi problemi, il contatto diretto con gli elettori, la fedeltà ad un’idea mai rinnegata. Bozzello era nato socialista ed è morto socialista anche se il partito nel quale aveva militato non esiste più da tempo ed i suoi eredi sono piccole formazioni di scarso peso politico.

Giuliano Amato, già presidente del Consiglio ed in tempi recenti della Corte Costituzionale, che del P.S,I. fu un elemento di primo piano, ha scritto nel suo messaggio di “una vita interamente dedicata agli altri, cosa che ha fatto di Eugenio Bozzello uno degli esponenti migliori della politica italiana del Novecento. Una politica che non c’è più”.

Ha ricordato come gli incarichi ricoperti fossero stati  attinenti “ai temi sui quali si era formato in sede locale, dai lavori pubblici ai trasporti. Era così che la politica del Novecento formava i suoi dirigenti, addestrandoli prima sui territori e poi in sede nazionale attraverso un cursus che selezionava i migliori. Eugenio non era un ideologo, era un riformista per vocazione e per formazione. La sua attenzione era rivolta ai problemi  civili e sociali, che vedeva da vicino e che voleva approfondire con le persone che  ne portavano il peso. Chi teme oggi per la sorte della nostra come di altre democrazie, rese fragili dalla perdita dei tessuti connettivi che le tenevano insieme e dal prevalere di posizioni radicalizzate, costruite più contro qualcuno che in favore di  qualcosa, avverte la necessità di ritrovare, magari in forme nuove, una  politica come quella di allora”.

Anche secondo Riccardo Nencini, già segretario del Partito Socialista  e viceministro, Bozzello era uno di quelli che “prima di parlare s’informano, studiano. La sua era stata  una scelta di vita che ha reso l’Italia più libera  e più civile. Abbiamo condiviso un’idea.

Daniele Cantore, che fu segretario dei Giovani Socialisti, poi segretario provinciale, membro dell’Assemblea Nazionale ed assessore in Provincia, passato in seguito a Forza Italia: “Per noi Giovani Socialisti eri un importante punto di riferimento, un esempio. Non ti sei mai sottomesso ad opportunismi, ambizioni, convenienze. Prima di tutto veniva il popolo: canavesano, piemontese, italiano. Sarà impossibile per tutti dimenticarti. Lasciati salutare con un fraterno saluto dicendo a chi è venuto ad onorarti: <Toglietevi il cappello: passa un galantuomo, un Socialista>”.

Maria Teresa Chechile, ambasciatrice de <La memoria Viva> ha affermato: “Il nostro primo incontro fu casuale ma la nostra intesa fu da subito tra le più belle. Era forte il suo sentimento di appartenenza ad una comunità ma il suo sguardo andava oltre, era fatto di umanità e di senso civico; aveva un modo di porsi autentico, mai banale. La ringrazio ancora una volta per avermi fatto conoscere  <La Memoria Viva>, il cui nome evoca in sé lo scopo dell’associazione. Anche la Sua memoria resterà sempre viva”.

Strappando un sorriso alla figlia del senatore, lo ha immaginato accanto a Pertini (cui era legato da  una profonda amicizia)  “intenti a giocare ancora una volta una partita a carte”.

Il cordoglio dei politici del Canavese

Il sindaco di Castellamonte Pasquale Mazza ha sottolineato l’ importanza di Bozzello a livello nazionale ricordando come fosse conosciuto anche in Basilicata, la regione da cui proviene: “Un mio professore – sindaco di un paese vicino ed assessore regionale del PSI - mi raccontava sempre un sacco di aneddoti che lo riguardavano. Qui a Castellamonte, la prima volta che mi candidai, nel 1994 nella lista di Gino Giorda, il nonno di mia moglie mi disse apertamente che non mi avrebbe dato il suo voto perché era socialista e votava per lui. Eugenio aveva un rapporto di fiducia con la sua gente”.

Ha quindi aggiunto: “Il mio percorso amministrativo è legato  a lui perché entrai in consiglio comunale  nel 2022, quando divenne sindaco per la prima volta. Mi fa piacere oggi ricoprire in Città Metropolitana la sua stessa delega alla Viabilità. Ho proposto di intitolargli la circonvallazione de Campo: credo gli sia dovuto. E meriterebbe che il nuovo Ponte Preti gli venisse dedicato”.

Luigi Ricca, storico esponente del PSI  piemontese, ha esordito ricordando la partecipazione di Bozzello alla Resistenza e l’impegno politico ininterrotto: “Nel 1976, quando iniziò la mia esperienza politica, era già un punto di riferimento per il territorio. Di questa terra, di questa gente è figlio. Non era un uomo di  cultura e di lettere, è stato operaio, parlava di cose concrete e sapeva di cos’aveva bisogno il territorio, come si doveva rispondere alle esigenze dei cittadini ma sapeva anche ragionare in grande ed immaginare il futuro. Era sempre presente,  a partire dalla battaglia per le infrastrutture. E mi fa piacere sentire che si vuole proporre di intitolargli il Ponte Preti”.  

Elso Merlo de “La Memoria Viva” ha raccontato le sue prime esperienze politiche  a fianco di Bozzello e le sue perplessità di fronte ad un modo di fare campagna elettorale che gli sembrava inconcepibile, come quello – alle Politiche del 1983 – di un’accoppiata con Botta (democristiano). Gli rispose  che non a lui non interessavano i partiti ma la gente.  “Non era il partito  a portare te a Roma – ha esclamato Merlo -  eri tu che avevi portato il partito in Canavese ed i tuoi compaesani che ti avevano ti avevano portato  a Roma. Perché allora gli elettori decidevano, non come oggi che non possono decidere nulla”.

Bozzello era tesserato da settant’anni: “T’intervistai e ti chiesi se non fossero troppi: si dice che solo  gli stupidi non cambino mai idea. Mi rispondesti: <E’ vero ma se hanno un’idea sbagliata. La mia è giusta: perché dovrei cambiarla?”.

Eugenio Bozzello

Piero De Meco, uomo di fiducia di Bozzello e poi segretario cittadino del partito nonché consigliere comunale, ha svolto un compito particolare: quello di “rendere pubblici alcuni suoi pensieri e di essere la sua voce, interprete delle significative riflessioni contenute in una lettera preparata per essere letta dopo la sua morte".

Bozzello esordiva così: “Ho vissuto un’esistenza intensa, sempre con l’obiettivo di essere utile  a chi aveva bisogno. Ho conosciuto persone importanti: ad alcune ero legato da ideali comuni, con  altri c’è stata una sincera collaborazione ma non ho mai avuto atteggiamenti servili e non ho mai scordato di farmi interprete della mia gente e  della mia terra”.

Aveva quindi toccato il tema della religione: “Non sono ateo né agnostico; sono credente ma non praticante e non apprezzo i praticanti per convenienza. Mi presento sereno davanti al Giudice Supremo e voglio che siano sereni anche i miei cari”.

E’ seguito un minuto di silenzio. 

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