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Verolengo
16 Febbraio 2024 - 16:11
“Finitela veramente! O la finite con le buone oppure con le cattive con la legge. Poi saranno problemi di chi parla. Io questa volta mi difendo”.
Isabel ha 53 anni. “Io sono una donna, null’altro di diverso”.
Isabel dal mese di settembre dello scorso anno vive a Verolengo a casa del compagno che ha conosciuto una sera alle giostre, durante la festa patronale di Chivasso.
Da qualche giorno a questa parte, il suo nome, o meglio un annuncio con le sue foto, circola in rete e nelle chat di molti verolenghesi.
Piazza Unità d'Italia a Verolengo
E’ il caso che tiene banco in questo piccolo centro di poco più di cinquemila abitanti a pochi chilometri da Chivasso.
E il caso parte da un annuncio in cui si legge di una cinquantenne che pubblicizzerebbe la sua attività di prostituzione in un vecchio camper parcheggiato prima nei pressi dell’oratorio, tra via Magenta e via del Bastione, ora in piazza Unità d’Italia.
“Il camper è questo, era la mia casa prima che conoscessi il mio compagno: e vi pare che possa prostituirmi dentro un baraccone conciato in questo modo?”.
“Il camper è questo, era la mia casa prima che conoscessi il mio compagno: e vi pare che possa prostituirmi dentro un baraccone conciato in questo modo?
Nell’annuncio, in cui Isabel sarebbe ritratta seminuda, con abiti succinti, compaiono il suo numero di telefono e l’invito a chiamare per incontri a sfondo sessuale.
“Sono balle!”, inforca lei, proprio davanti a quel camper di cui tutto il paese mormora
“E’ uscita questa voce che userei questo camper per fare la prostituta - spiega, infreddolita, in una mattina di febbraio davanti a quel vecchio mezzo parcheggio in piazza -. Non è una cosa vera: stanno diffamando una persona onesta, che non sta facendo nulla di male. Io non ho bisogno di fare queste cose per vivere”.
Isabel per lo stato civile è un uomo ma lei si sente donna a tutti gli effetti: si trucca, si veste, si atteggia, vive come una donna. Una donna che oggi è ferita e arrabbiata.
“Ho preso il camper perché non riuscivo più a mantenere la casa che avevo - spiega -. Ci ho vissuto per tre mesi, poi quando ho conosciuto il mio compagno mi sono trasferita a casa sua e ho lasciato il camper in strada a Verolengo. Prima in piazza Unità d’Italia, poi quando hanno fatto la festa dei coscritti del paese l’ho spostato tra via Magenta e via del Bastione. L’ho lasciato lì per un po’, perché quando provavo a farlo ripartire per spostarlo non si accendeva. Alla fine, i vigili mi hanno detto di portarlo via perché stava occupando dei posti riservati alla sosta dei veicoli e non era corretto che stazionasse lì giorno e notte. E così ho fatto. Punto. Non perché arrecasse danno o disturbo a qualcuno: non incontro uomini su quel camper, che tra l’altro è freddo, non funziona più, non ha le luci, è umido. Io vivo la mia vita senza dare disturbo ad alcuno”.
L’annuncio con le sue foto e il suo numero di telefono, circolato in internet e nelle chat dei verolenghesi, racconterebbe però un’altra realtà.
Il camper "incriminato" di Isabel
“Non so chi abbia creato quell’annuncio, non so perché l’abbia fatto - continua Isabel -. Hanno preso le mie foto dai social e il mio numero di telefono che si può trovare, ad esempio, negli annunci di ricerca lavoro che ho lasciato in giro per Verolengo. L’hanno fatto finire anche su un sito pornografico e questa cosa mi ha messo nella merda. Francamente, non so perché ce l’abbiano con me. Forse perché mi vedono diversa? Perché il mio look può aver dato fastidio a qualcuno? Io mi riconosco come una donna che si veste elegante, sportiva, sexy. Se lo fa una ragazzina va bene, dunque non vedo perché non possa farlo una bellissima donna di 50 anni. Non sono mai uscita in mutande o in reggiseno per il paese”.
Di fronte al suo camper, Isabel lancia un messaggio alla comunità e ad alcuni in particolare: “Non è accettabile che si faccia discriminazione solo perché una donna non è come vogliono loro. Addirittura discriminazione sul fatto che tu possa essere o non essere una donna. Sono fatti miei. Qui ci sono gli estremi per denunce per calunnia, diffamazione, divulgazione di dati sensibili. Le persone prima di parlare si dovrebbero informare…”.
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