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Cronaca
28 Settembre 2023 - 16:30
“No, non si può morire così nel 2023”.
E’ scritto in calce ad una lettera che un pensionato, ex dipendente Fiat, ha fatto avere ai famigliari di Giuseppe Aversa, 49 anni, operaio Si.Gi.Fer., una delle cinque vittime della strage del treno di Brandizzo del 30 agosto scorso.
La lettera sulla bara di Aversa
La lettera è stata messa sulla bara del povero chivassese, che da qualche anno si era trasferito a Borgo D’Ale, morto quella notte tragicamente insieme ai colleghi Kevin Laganà, Giuseppe Sorvillo Michael Zanera e Saverio Giuseppe Lombardo.
“Basta morti sul lavoro”.
E’ il monito che dal pulpito del Duomo ha lanciato, durante l’omelia funebre, don Davide Smiderle, parroco di Chivasso, nel dare l’ultimo saluto all’operaio della ditta di Borgo d’Ale.
La corona di fiori che la Si.Gi.Fer., l'azienda per cui lavorava, ha fatto per Aversa
Oggi in Duomo uno dei cinque, struggenti, funerali alle vittime della strage del treno. In contemporanea questa mattina, alle 10.30, nella parrocchia del quartiere Sant'Antonino Isola, a Vercelli, si sono svolti anche i funerali di Giuseppe Saverio Lombardo. Nel pomeriggio, alle 15, nel duomo di Vercelli quelli di Michael Zanera.
Domani a Brandizzo è in programma l’ultimo saluto a Sorvillo, sabato a Vercelli a Laganà.
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Mentre l’indagine della Procura di Ivrea continua, questi sono i giorni del dolore, dei lutti cittadini, del cordoglio di un’intera nazione.
Il dolore dei famigliari e degli amici
“Sempre nel cuore”. I famigliari e gli amici dell’operaio indossavano tutti una maglietta nera con la fotografia di Aversa sul petto, sotto la scritta.
“Prego per questi cinque ragazzi che sono morti sul posto di lavoro, in modo atroce. Orribile. Sono vicino ai familiari delle vittime. Chi ha sbagliato deve pagare!!!! Il mondo del lavoro oggi è uno schifo totale. Tutto per ridurre i costi e per il Dio denaro giocano con la vita delle persone. E’ ora di dire basta. Non deve più succedere! Un forte abbraccio ai parenti dei cinque operai da un pensionato ex dipendente Fiat”.
La bara di Giuseppe Aversa in Chiesa
E’ il testo della lettera posata sulla bara.
Don Davide, durante l’omelia, ha citato il profeta Isaia per dare un po’ di conforto al dolore dei famigliari, della mamma Lidia, che ha posato un mazzo di fiori sulla bara del figlio ed ha poi avuto un lieve mancamento, della sua Nikolina, della sorella Teresa e dei fratelli Edoardo, Oto, Gionata.
“Come in Israele l’umiliazione, la fame, il pianto, le distruzioni e le stragi sembrano avere l’ultima parola, quella del dissolvimento totale, si alza limpida e intrepida la parola del profeta Isaia.
Le parole del don
Una parola che vogliamo accogliere oggi tutti noi, salutando il caro Giuseppe, costernati e affranti di fronte a questa terribile tragedia per la quale si impone l’obbligo assoluto di fare chiarezza sulle responsabilità. Con il pianto nel cuore, ma con tanta fiducia nel Signore, accogliamo questa parola. Questa parola di speranza: è impossibile oggi rallegrarsi ed esultare. E’ impossibile per la sua mamma, per tutta la sua famiglia, immersi in questa situazione, dove tutto parla di vittoria della morte e di assenza di Dio. Ma il profeta Isaia non abbassa il capo ma osa parlare di speranza”.
Il parroco ha poi lanciato un messaggio alle istituzioni, rappresentate in Duomo dall’assessore regionale Fabrizio Ricca, dal consigliere regionale Gianluca Gavazza, dal sindaco di Chivasso Claudio Castello e da quello di Borgo d’Ale, Pier Mauro Andorno.
L'uscita della salma dalla Chiesa
“Continuiamo ogni giorno a salutare persone care ed amici che muoiono sul lavoro, morti strazianti, ingiuste, indegne, delittuose - ha detto il don -. Dobbiamo davvero ammettere che c’è qualcosa che non va. E’ uno stato di cose che va cambiato con tanta risolutezza”.
Palloncini bianchi e azzurri sono stati liberati in cielo all’uscita della salma dal Duomo, accompagnati da un lungo applauso.
La salma ha proseguito il suo viaggio al cimitero di Borgo d’Ale, dove Giuseppe Aversa riposerà.
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