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Chiusura Traforo Frejus, tutti al Monte Bianco
30 Agosto 2023 - 23:24
I messaggi sui pannelli dell'autostrada indicano un paio d'ore di attesa per attraversare il traforo del Monte Bianco, ma in realtà ce ne sono volute anche 7-8 per svalicare in Francia.
Nell'ennesima giornata da 'bollino nero' dopo la frana in Savoia, con pesanti ripercussioni sulla viabilità al Frejus, il traffico è di nuovo andato in tilt da Ivrea a tutta la Valle d'Aosta. Meglio di martedì, ma è sempre emergenza.
I più penalizzati sono i mezzi pesanti che per consentire un migliore deflusso vengono fatti uscire al casello di Ivrea e incolonnati lungo la pedemontana per poi rientrare a gruppi.
Arrivati al Traforo, tutti di nuovo in coda a formare un lungo serpentone colorato.
Una fila ordinata, di parecchi chilometri, sulla corsia di marcia. Gli autisti si sono rassegnati a modificare i programmi, che continuano a dilatarsi, ora dopo ora.
I tir vengono intercettati e fermati, oltre che a Ivrea anche nell'area di stoccaggio a Pollein, alle porte di Aosta e a Santhià.
Quando arriva il loro turno, anche dopo ore di attesa, possono imboccare l'autostrada e dirigersi verso il traforo. La maggior parte dei camionisti sta cercando percorsi alternativi sulla direttrice sud-nord: Ventimiglia è la scelta più semplice, la Svizzera dal Gran San Bernardo presenta invece dei problemi di transitabilità per i mezzi più grandi.
Il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore
Il traffico leggero ha avuto meno problemi ma ha finito per ingolfare la viabilità ordinaria sulla strada statale 26: in mattinata le auto dovevano uscire dall'autostrada a Chatillon e fare una cinquantina di chilometri fino al traforo, poi è stato consentito di arrivare fino a Morgex e percorrere solo un ultimo tratto di statale.
Polizia e carabinieri hanno monitorato la situazione per tutto il giorno. Le proteste, soprattutto sui social, non sono mancate. Si prevede un fine settimana complicato per il traffico in Valle d'Aosta, in concomitanza con il rientro di migliaia di vacanzieri.
Da lunedì, comunque, il traforo del Monte Bianco dovrebbe chiudere per quattro mesi: sono previsti importanti interventi di manutenzione sulla volta, che dureranno - secondo una prima stima - fino al 2041.
Il condizionale è d'obbligo anche se la richiesta di far slittare il maxi cantiere per ora non è stata presa in considerazione.
Resta bollente la linea telefonica tra Roma e Parigi, un confronto "cordiale e costruttivo" tra i ministri Matteo Salvini e Clément Beaune che stanno cercando una soluzione condivisa. Una decisione sarà presa giovedì.
Sul tavolo c'è l'ipotesi di un breve rinvio dei lavori per evitare il blocco alla circolazione tra Italia e Francia, lo slittamento dell'apertura del cantiere di qualche giorno è l'ipotesi che appare più probabile.
"Proprio in queste ore è evidente quanto questo collegamento sia vitale. Dopo aver risolto l'emergenza, non è più rinviabile un serio ragionamento politico-istituzionale sul futuro dell' infrastruttura" ha detto il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin.
Il governatore del Piemonte Alberto Cirio
Per il collega Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, "non è pensabile che chiuda il tunnel del Monte Bianco prima che sia risolta la frana in Savoia e quindi sia possibile riaprire il Frejus al traffico pesante".
Il ministro Paolo Zangrillo rilancia: "Dobbiamo avere la capacità di trasformare questa criticità in un'opportunità per sviluppare e rilanciare il futuro del sistema transfrontaliero dei trasporti".
Tra le proposte sul tavolo quella del sindaco di Ivrea Matteo Chiantore di aprire ai camion i parcheggi dell'ex Olivetti a Scarmagno. Non è detto che non non venga presa in considerazione.
Intanto monta la preoccupazione degli albergatori valdostani: "Anche solo l'ipotesi di un avvio della prossima stagione turistica invernale con il Tunnel del Monte Bianco chiuso sarebbe un vero e proprio disastro".
In campo oggi sono scesi ConfCommercio e Coldiretti, le associazioni Anita e Fermerci, Filiera Italia e l'Uncem ma anche i presidenti delle Unioni Montane Valle Susa Pacifico Banchieri, e Alta Valle Susa, Mauro Carena. Hanno preso carta e penna e scritto al prefetto di Torino Raffele Ruberto, al presidente della Regione Alberto Cirio e al questore di Torino Vincenzo Ciarambino.
"La chiusura programmata del Traforo del Monte Bianco - sottolineano Banchieri e Carena - creerà criticità che andranno a ripercuotersi anche e soprattutto sul territorio valsusino. I problemi sono molteplici. L'afflusso di traffico sulle vie alternative, tra cui il tunnel del Frejus (attualmente inagibile a causa della frana) e l'autostrada A32, genererà seri rallentamenti e disagi, con conseguenze per il trasporto merci e la mobilità quotidiana. C'è poi il fattore economico: l'aumento dei tempi di consegna si traduce in un aumento dei costi operativi per le imprese. Senza contare il problema ambientale: un aumento del traffico stradale così significativo andrà a peggiorare sensibilmente la qualità dell'aria in tutto il territorio. E infine occorre considerare lo stato della rete stradale in cui andranno a confluire questi veicoli, spesso già quasi satura e soggetta a lavori di manutenzione, con il conseguente incremento del rischio di incidenti".
I presidenti delle due Unioni Montane hanno chiesto con urgenza al Prefetto di organizzare un incontro: "l'obiettivo è un confronto costruttivo che porti all'identificazione di soluzioni nel breve e lungo periodo. Tra queste, la realizzazione di una doppia canna anche al Monte Bianco (come al Frejus), così da equilibrare il traffico ed evitare che la maggior parte dei mezzi pesanti, per ragioni di sicurezza, attraversi comunque la Val di Susa".
Tutto chiaro salvo che per l'incontro al Prefetto. Occorrerà aspettare forse più di un giorno.
Nel tardo pomeriggio di oggi s'è infatti tenuta una piccola cerimonia di addio di Raffaele Ruberto. Domani sarà al suo ultimo giorno dell'incarico nel capoluogo piemontese. Nel palazzo della Prefettura erano presenti, tra gli altri, il sindaco Stefano Lo Russo, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, il presidente della Juventus, Gianluca Ferrero, che ha donato al prefetto la maglia bianconera con il numero 28, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti, l'arcivescovo di Torino mons. Repole, l'ex ministro Elsa Fornero.
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