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Ivrea - Speciale Carnevale

Il venerdì sera degli aranceri: l'altro lato del Carnevale di Ivrea

Scantinati, magazzini e palazzi: ma cosa fanno i tiratori chiusi nelle loro sedi?

Se Jo Squillo e Sabrina Salerno dovessero ricantare il loro più famoso successo riadattandolo all’eporediese, probabilmente il ritornello sarebbe così: “Carnevale d’Ivrea, oltre alla battaglia delle arance c’è di più”. E sì, perché le piazze della città gremite di gente e costellate da un tappeto di arance sono un qualcosa che bene o male conoscono tutti, con persone agguerritissime provenienti anche da lontano pur di presenziare. 

Piazza Ottinetti di Ivrea, addobbata per il pre-Carnevale

Eppure, oltre ai tre giorni di tiro, c’è tutto un altro lato del Carnevale che agli occhi esterni forse è meno conosciuto. Ecco, quest’anno abbiamo scelto di raccontare anche questa parte delle festività: i venerdì sera pre-Carnevaleschi, momento in cui l’aria è frizzante e gli aranceri sono asserragliati nelle loro sedi. Sì, ma a fare cosa? Gli addetti ai lavori vociferano di feste nelle taverne, musica e fiumi di birra. 

Ecco, il nostro arrivo nella città dalle rosse torri non poteva essere più diverso: vie lastricate di sanpietrini ma vuote, tanti stendardi in stile Medioevo appesi per la strade, ma senza nessuno che li guardasse. Ma come? Tutto qui quello che la città ha da offrire? E la festa, le luci, i travestimenti?

I Pifferetti per le strade di Ivrea

Il segreto è non darsi per vinti, ed è subito dopo l’ora di cena che avviene la magia. Il primo assaggio di Carnevale ci arriva per mano dei “Pifferetti”, tanti piccoli bambini, rigorosamente vestiti con lunghe tuniche rosse ricamate con gli stemmi delle varie squadre di aranceri. “Non v’è povero quartiere/che non sfoggi un po’ di gale/che non canti con piacere/la Canzon del Carnevale/con la Sposa e col Garzone/che ad Abbà prescelto fu/va cantando ogni rione: Il Castello non c’è più” inneggiano come piccoli soldatini in fila.

Seguendoli, ci conducono per vie strette, sali-scendi e piazze che cominciano a riempirsi. Prima cosa da capire sul Carnevale di Ivrea: nel mese antecedente la battaglia c’è un mondo intero. E sì, perché i venerdì pre-carnevaleschi sono da scoprire: bisogna scovare le sedi, seguire gli stendardi con i teschi per andare dai tiratori della Morte, o le carte da gioco per arrivare gli Assi di Picche. Dentro scantinati, taverne, ex magazzini o interi palazzi, eccoli lì, i protagonisti: gli aranceri. 

Alberto, aranciere dei Diavoli

“Il nostro nome lo hanno scelto nel 1973 i fondatori della squadra - ci spiega Alberto dei Diavoli - serviva qualcosa che rispecchiasse il nostro valore e l’ardire in battaglia. Siamo famosi per essere i più combattivi del Carnevale, quelli che incutono più timore”. 

Certo la rivalità non manca, e a dirla tutta il titolo di “squadra più temuta” se lo contendono in tanti. Ma tutte queste arance, poi, da dove arrivano? “Noi le prendiamo principalmente dalla Calabria, per quest’anno abbiamo fatto un ordine di 1200 quintali, Mediamente siamo su queste cifre qui. Arance ghiacciate e cavalli trattati male? Sono leggende metropolitane, anche se durante la battaglia qualche graffio lo rimediamo sempre continua Alberto.

La sede degli aranceri Credendari

Sali una scala di qua, passa sotto un portico di là, in quattro e quattro otto ci ritroviamo fuori dalle mura, di fronte alla sede dei Credendari, quelli che un tempo erano i consiglieri del Podestà. Antica la storia, per carità, ma questa è la squadra più giovane di tutte. Sarà anche la più inesperta?

“Di chi abbiamo paura? Forse di noi stessi - scherza Lorenzo, arancere credendario - il Carnevale di Ivrea per noi rappresenta tanti occhi neri, divertimento e gente che viene a trovarci dalle altre squadre. Il venerdì sera siamo qui tutti assieme: ci organizziamo in vista della battaglia, prendiamo le arance e sì, qualche birra la beviamo ironizza. 

Lorenzo, tiratore dei Credendari

Ancora, gli immancabili Mercenari. La storia vuole che, nel 1974, i primi membri di questa squadra andassero in giro per Ivrea con baschi, asinelli e divise rosse e gialle, facendo festa alla taverna “Stella d’Italia”. Un modo diverso di vivere il Carnevale, che nel tempo ha attirato una serie di nuove leve che rappresentavano l’anima antagonista della città. Tutti questi fattori assieme hanno fatto sì che i Mercenari venissero percepiti come “la squadra di sinistra” di Ivrea. 

Guido, aranceri Mercenari

Destra o sinistra che sia, nella loro sede due cose non mancavano: tiratori e luppolo: “per me il Carnevale di Ivrea è passione, fede, tutto. Il venerdì sera si viene qui a stare tra amici, e vivere l’atmosfera del Carnevale quello vero ci dice Guido, tiratore dei Mercenari, offrendoci una birra.  

Il venerdì sera alla sede dei Mercenari

Insomma, i venerdì  pre-carnevaleschi a Ivrea: amici, musica e divertimento. Sì anche organizzazione in vista della battaglia certo, ma ci devono per forza essere altri motivi per riunirsi? Assolutamente no! Perché alla fine il Carnevale è questo, “ogni scherzo vale”: gioco e leggerezza in vista della rigidità della Quaresima, una sospensione delle regole del quotidiano, e chi siamo noi per giudicare?

Non male, Ivrea. E che verve, aranceri! Ci vedremo sicuramente in occasione della battaglia e, gli anni prossimi, probabilmente anche nei venerdì sera pre-Carnevale.

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