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TORRAZZA PIEMONTE. Amazon sta zitta sul Coronavirus. E dopo la protesta arrivano i Nas

TORRAZZA PIEMONTE. Amazon sta zitta sul Coronavirus. E dopo la protesta arrivano i Nas

Carabinieri del Nas

CORONAVIRUS. Sabato mattina, cioè in un giornata in cui qui praticamente non si lavora, sono arrivati i Carabinieri del Nas per alcuni controlli. Per il momento non sono ancora state prese delle decisioni. Arriveranno nelle prossime ore. Tant'è! La situazione non è cambiata di un millimetro. Surreale, incredibile, angosciante. Capita nel centro di distribuzione Amazon di Torrazza Piemonte a due passi dall'autostrada Torino Milano. Capita ai danni di qualcosa come 1.500 lavoratori Amazon residenti in tutta la provincia di Torino e di una sfilza lunga come la quaresima di padroncini, fornitori, rivenditori, mezzi che vanno, che vengono e che lavorano per Amazon. Capita all'interno di una delle più grandi multinazionali. E' il silenzio da "Coronavirus". Zitti tutti e "lavoro, lavoro, lavoro" per spedire, spedire, spedire e fare utili, utili, utili. Capita però, che alcuni lavoratori di una ditta esterna addetta alle pulizie "ordinarie", "di lavorare" senza sapere alcunché proprio non ne hanno voluto sapere e venerdì scorso hanno incrociato le braccia e chiesto spiegazioni, perché quelle ricevute non sono state e ancora non sono, a ben vedere, sufficienti.
L'impresa di sanificazione L'impresa di sanificazione
Capita tutto questo perché dopo la notizia risalente al martedì precedente di un caso "accertato da Coronavirus" l'agenzia che si occupa della comunicazione ha dichiarato ai media che l'azienda aveva già svolto tutto la "sanificazione" e la disinfezione necessaria. Una bugia, a detta di molti e sono tutti lavoratori. "Hanno bardato un solo posto di lavoro, ma noi lavoriamo a pochi centimetri gli uni dagli altri... Il malato potrebbe essere venuto in contatto con chiunque e non solo con i colleghi di reparto...". Perchè? Perchè in tutta l'azienda esistono zone di promiscuità e di forte aggregazione come la mensa, l'area fumatori e i bagni (accessibili a tutti e da tutti i reparti) che fino all'altro ieri non erano stati chiusi o regolati. S'aggiunge che anche negli uffici alcune postazioni sarebbero diventate out off limit, ma di quest'altro pericolo per la salute nessuno ha comunicato alcunché e gira voce che i casi da Coronavirus siano più di uno... L'unica sacrosanta verità è che Amazon ha lasciato la facoltà, a chi lavora nel reparto "incriminato", di prendere ferie o permessi e di mettersi in mutua... Sempre venerdì scorso si sono presentati ai cancelli gli operai  di un'impresa specializzata anche in sanificazione degli ambienti. Un po' tardi considerando che erano già passati 4 giorni... Ora delle due l'una. O l'americana Amazon non ha ancora capito quanto sia grave la situazione, o se ne sta fottendo. S'aggiunge l'inerzia di un'Amministrazione comunale, che per questioni di "salute pubblica" e in accordo con il Prefetto potrebbe sicuramente fare più di quanto non abbia fatto sino ad oggi.  Se si è mossa bene farebbe a comunicarlo. Se non si è mossa cominci a valutare l'ipotesi che Amazon possa diventare "a sua insaputa" uno dei tanti focolai del contagio proprio per le sue caratteristiche di essere insieme azienda e distributore di prodotti, attraverso una fittissima rete di persone, in tutta Italia.

Le sollecitazioni

A sollecitare l'intervento dei Nas si sono uniti a gran voce in tanti, a cominciare dal Governatore regionale Alberto Cirio.  “Il fatto che ci sia stato un caso in un’azienda - ci aveva detto - non implica necessariamente la sua chiusura. La Regione Piemonte non ha chiuso quando il suo Presidente è risultato positivo al test. Verificherò che il sistema sanitario abbia adottato tutte le misure del caso. Questa è l’unica misura dovuta”. Di diverso avviso il consigliere regionale Pd Alberto Avetta: “Amazon è una realtà importante. I cittadini, che poi sono anche clienti, si aspettano massima serietà e rispetto delle regole. Non ho argomenti per dire che che non lo abbiano fatto, ma è un momento delicato. Oggi più che mai occorre trasparenza. L’azienda deve dare risposte chiare per allontanare ogni paura dai lavoratori e ogni sospetto dai cittadini. Ora deve garantire massimo rispetto delle regole e trasparenza”. Sul piede di guerra la consigliera del M5S, Francesca Frediani: “Quanto sta avvenendo al centro Amazon di Torrazza è grave. La Regione Piemonte non può continuare ad ignorare questo e molti altri casi, deve mandare un segnale chiaro: la tutela della salute viene prima delle esigenze produttive”. Perplessità anche da parte della presidente provinciale di Ascom Maria Luisa Coppa: “Ascom fin dall’inizio ha chiesto regole uguali per tutto il commercio no food Il governo seppur nelle numerose incertezze è stato molto chiaro nel ritenere il commercio On Line libero da divieti. Mi chiedo come un Govereno possa svendere le proprie imprese a favore delle multinazionali che peraltro non pagano tasse in Italia”.  
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