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ROMA. Ilva prima grande crisi al Mise. Dossier sul tavolo di Di Maio

ROMA. Ilva prima grande crisi al Mise. Dossier sul tavolo di Di Maio
Vincenzo Boccia ed Emma Marcegaglia, presidente ed ex presidente di Confindustria, hanno ribadito anche oggi da Milano la necessità di arrivare presto a un accordo per il passaggio del gruppo Ilva ad ArcelorMittal, vincitore della gara per l'acquisizione della società finita in Amministrazione Straordinaria. I tempi sono stretti, l'ingresso di AmInvestCo (la Newco controllata da ArcelorMittal) in Ilva è previsto entro il 30 giugno. Resta però da chiudere l'accordo fra azienda e sindacati. Una vertenza durissima che non vede ancora una soluzione, nonostante gli sforzi profusi dall'ex ministro Carlo Calenda e dal suo vice Teresa Bellanova fino alle ultime ore di attività del vecchio governo. Il nodo è il destino di 13.800 dipendenti che salgono a 20.000 se si tiene conto dell'indotto. Nelle ultime settimane di trattative, segrete o quasi, si sono fatti dei piccoli passi, ma non sufficienti. A dividere le parti sono 3.800 esuberi che i sindacati vogliono portare a zero. Domani era previsto un nuovo incontro informale fra le parti. Secondo quanto riferiscono i                 sindacati, l'incontro sarebbe stato prima proposto e poi annullato da Mittal che in queste ore aspetta di essere convocato dal neo ministro. Da parte di ArcelorMittal, fanno sapere, c'e' tutta la disponibilità al dialogo con il nuovo Governo. La vertenza Ilva è il primo banco di prova dell'asse Lega- M5s. Di Maio è chiamato a tradurre in concreto il dettato del contratto di governo che parla di "riconversione economica" dell'Ilva "basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti (...), sullo sviluppo della Green Economy e dell'energie rinnovabili, e sull'economia circolare", frase che potrebbe portare a diverse opzioni: dalla chiusura tout court, (come vorrebbe la base grillina), magari in tempi lunghi (10-20 anni) a una riconversione che prediliga l'uso del gas al posto del carbone (come vorrebbe il governatore della puglia Michele Emiliano), a un piano ambientale ancora più severo di quello proposto da ArcelorMittal, ma, d'altra parte, nulla impedisce l'arrivo di ArcelorMittal, anzi in campagna elettorale Di Maio ha detto "l'Ilva deve continuare a esistere e a dare posti di lavoro anche più di adesso". Oggi il neo Ministro non ha voluto pronunciarsi su Ilva. Prima ha voluto incontrare i capi delle direzioni dei due ministeri per essere aggiornato "sui grandi dossier che sono in pancia soprattutto al Mise, che riguardano anche le grandi crisi aziendali nel nostro paese". Intanto dai vertici di Confindustria il messaggio su Ilva e' univoco e chiaro. "Il nostro auspicio è che si vada avanti e che si realizzi un grande investimento che ha attratto investitori internazionali. Da lì può ripartire la questione meridionale, attraverso l'equilibrio tra occupazione, sviluppo e rispetto totale dell'ambiente". Ha detto Vincenzo Boccia. "Mi auguro che prevalga il senso di responsabilità da parte di tutti, e spero che il nuovo governo possa significare anche che questo contratto si chiuda velocemente" gli ha fatto eco Emma Marcegaglia per poi parlare più schiettamente: "Che l'Ilva vada chiusa non sta né in cielo né in terra. Non si può fare a meno dell'industria di base".
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