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Movida fuori controllo a Torino: 15mila euro di multe in una notte tra alcol ai minori e vetro vietato

Una notte di sanzioni e controlli rivela i soliti problemi di alcol ai minori e degrado urbano

Movida fuori controllo

Movida fuori controllo a Torino: 15mila euro di multe in una notte tra alcol ai minori e vetro vietato

Una notte di controlli e sanzioni quella tra sabato e domenica, che ha riportato sotto i riflettori i problemi irrisolti della movida torinese. Le zone coinvolte, come sempre, sono le più calde del centro: piazza Santa Giulia, piazza Vittorio Veneto, via Matteo Pescatore e l’area delle “Panche”, un quadrilatero in cui da anni si incrociano divertimento e degrado. Le forze dell’ordine, impegnate in un servizio coordinato, hanno identificato 109 persone, controllato 8 locali pubblici e elevato sanzioni per oltre 15.300 euro.

A firmare i verbali sono stati Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Municipale, in un’operazione congiunta iniziata intorno alle 20. Obiettivo: stanare gli esercenti disinvolti e contenere gli eccessi di una movida sempre più sregolata, che dopo la pandemia ha ripreso quota ma anche violazioni. L’elenco delle irregolarità è ormai sempre lo stesso: vendita di alcolici a minori, somministrazione oltre l’orario consentito, uso non autorizzato di contenitori in vetro. Un copione già visto, che però si ripete puntualmente, come se multe e controlli non bastassero a modificare i comportamenti.

I numeri parlano chiaro: 15.300 euro in sanzioni per soli otto locali in poche ore di verifiche. Alcuni sono recidivi, già noti per infrazioni simili. Le sanzioni più gravi riguardano la vendita di alcolici a minorenni, una pratica che espone gli esercenti a denunce penali e i giovani a gravi rischi sanitari. In più, si segnalano ancora vetri in giro, nonostante l’ordinanza comunale che ne vieta la somministrazione e il consumo dalle ore serali in avanti. Bicchieri e bottiglie diventano facilmente strumenti di offesa, come dimostrano i numerosi episodi di violenza avvenuti nelle notti torinesi negli ultimi anni.

Il tema non è solo quello del decoro o della sicurezza urbana, ma anche del modello di intrattenimento notturno che la città sta scegliendo (o subendo). Da una parte ci sono locali che lavorano con regole chiare, dall’altra chi scommette sull’illegalità per guadagnare qualche euro in più, alimentando una movida che trascura ogni forma di responsabilità sociale. E nel mezzo, un’amministrazione che alterna ordinanze restrittive a fasi di totale abbandono, mentre le forze dell’ordine fanno quel che possono, con uomini e mezzi limitati.

Anche i residenti sono sempre più stanchi. In particolare quelli che abitano nei pressi di piazza Santa Giulia, dove i comitati di quartiere denunciano da anni l’impossibilità di dormire nei fine settimana, tra musica ad alto volume, urla, bottiglie rotte e odore di urina nei portoni. Nonostante le promesse, la situazione resta cronicamente fuori controllo. Le multe, pur importanti, non bastano a ristabilire la vivibilità: servirebbero chiusure temporanee, revoche di licenze, un piano coordinato di prevenzione e una gestione politica del fenomeno.

C'è anche il fronte dei giovanissimi, che sempre più spesso consumano alcol senza alcun filtro, grazie a locali disposti a tutto pur di vendere. I controlli delle forze dell’ordine servono proprio a spezzare questa catena: se vendi alcol a un minorenne, ne rispondi penalmente. Eppure, nella pratica quotidiana, le regole sembrano opzionali. Basta andare nei luoghi giusti, trovare il barista “complice” e il gioco è fatto.

Il Comune di Torino, in passato, ha tentato più volte di regolare la movida con ordinanze che limitano orari e modalità di somministrazione. Ma senza un controllo costante e una visione di lungo periodo, questi strumenti rischiano di restare carta straccia. Anche perché, dall’altra parte, mancano spazi alternativi dove i giovani possano socializzare in sicurezza. Il risultato è una movida compressa e pericolosa, che esplode ogni fine settimana nei pochi luoghi rimasti.

I controlli, fanno sapere le forze dell’ordine, proseguiranno con cadenza regolare. Ma serve molto di più. Serve un progetto, serve ascoltare le comunità locali, serve un equilibrio tra diritto al divertimento e tutela della salute pubblica. Perché la movida a Torino non può essere lasciata all’anarchia commerciale o alla legge del più furbo.

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