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inno di Roma

“Ho finito l'Inno a Roma, una bella porcheria”. 

Polemica musicale

Giacomo Puccini

Giacomo Puccini

Da amante della storia e della bella musica italiana non capisco la polemica sull’Inno di Roma, composto nel 1918 da Fausto Salvadori compose un inno dedicato alla città di Roma, riprendendo il  “Carmen Saeculare” di Orazio,  per celebrare la vittoria dell'Italia nella Grande Guerra, la Prima Guerra Mondiale.

Poi il sindaco di Roma Prospero Colonna chiese a Giacomo Puccini di crearne una composizione musicale completa. Come dicevo Salvadori riprese dal già citato Carmen Saeculare, inno composta da diciannove strofe saffiche uno dei metri classici più ripresi nell'Ottocento italiano dalla Metrica barbara, in particolare da Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli.

Le frase ripresa era questa: “O Sole fonte di vita, che con il carro splendente mostri e nascondi il giorno, e che sempre vecchio e nuovo risorgi, che tu non possa mai vedere nulla di più grande della città di Roma.”.

Sicuramente  Quinto Orazio Flacco non era fascista, ma compose il famoso Carmen cantato il Esso fu cantato il 3 giugno del 17 a.C. sul Palatino e sul Campidoglio da un coro di giovani fanciulle durante i Ludi Saeculares, voluti dall'imperatore Augusto per celebrare la venuta dell’età dell’oro preannunciata dalla IV ecloga  bucolica di Virgilio che poi hanno aperto la  strada in epoca tardoantica  all’interpretazione cristiana, secondo la quale le parole di Virgilio avrebbero preannunciato la venuta del Cristo.

Questa interpretazione, considerata oggi arbitraria, allora fu accolta dall’imperatore Costantino e creduta vera da Dante. Nel Medio Evo si ebbe un autentico culto per Virgilio e alla sua fisionomia di profeta si aggiunse, soprattutto nella cultura popolare, quella di mago e negromante. Oggi da una lettura attenta si ve che molte sono le differenze tra il messaggio virgiliano e la dottrina cristiana. Tornando  all’ “Inno a Roma”.

Bisogna dire che  Puccini dopo un iniziale tentennamento, era avanti negli anni,  compose in poco tempo le musiche e ne inviò lo spartito completo al celebre direttore dell'orchestra capitolina Alessandro Vessella,  che ne creò un arrangiamento per la propria banda. La prima esecuzione dell'inno venne fissata per il 21 aprile 1919, per la celebrazione dell’anniversario della Città Eterna.

Allora in quel pomeriggio, però, tutte le orchestre dei teatri romani scioperano facendo saltare l'esecuzione. Dopo aver tentato di eseguirlo invano in Piazza di Siena a Villa Borghese, si decise di rimandarlo a causa di un violento temporale, venne infine posticipato il 1º giugno, in occasione di varie competizioni ginniche allo Stadio Nazionale, con la casa reale Savoia presente.

Allora l’Inno a Roma, cantato durante il saggio ginnico, venne accolto con grande successo. Interessante l’opinione di Puccini su questa composizione in una lettera alla  alla moglie Elvira datata il 26 marzo 1919: “Ho finito l'Inno a Roma, una bella porcheria”. 

Il  compositore morì a Bruxelles il il 24 novembre 1924, per sopraggiunte complicazioni durante la cura di un tumore all'esofago. 

Pochi anni dopo con l’avvento del fascismo,  divenne molto popolare una versione solista interpretata da un famoso tenore dell'epoca, Beniamino Gigli

Che sicuramente fascista non era in quanto nel 1952 la Repubblica Italiana le diede l’onorificenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana e nel 1958 la Repubblica Federale Tedesca gli conferì la Gran Croce al Merito dell’Ordine al Merito della Repubbliica Federale Tedesca e poi anche la Legion d’Onore.

Riprendendo la storia di questo canto, dopo la Seconda Guerra Mondiale divenne l’inno del MSI,  per questo a causa di questa appropriazione,  il canto, un tempo famosissimo, cadde nell'oblio.

“Sole che sorgi libero e giocondo/ sul colle nostro i tuoi cavalli doma; /tu non vedrai nessuna cosa al mondo/ maggior di Roma, maggior di Roma!”

Questa è storia, le polemiche inutili le lascio ad altri...

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