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Settimo Torinese

La supercazzola sulla Fera dij coj

Una replica al testo scritto da Francesco Bessone e pubblicato sullo speciale Fera Dij Coj de LA VOCE DI SETTIMO

La supercazzola sulla Fera dij coj

Francesco Bessone

Una replica al testo scritto da Francesco Bessone e pubblicato sullo speciale Fera Dij Coj de LA VOCE DI SETTIMO

Leggendo l’articolo pubblicato sul supplemento per la Fera dij Còi 2022 alle pagine 12 e 13, sono letteralmente sobbalzato sulla sedia. E, avendo la pessima abitudine di leggere mentre pranzo, ho anche rischiato di soffocare con un boccone un po’ troppo speziato di verza ripiena. Tuttavia, te lo confesso, mi sono divertito parecchio.

SPECIALE FERA

In questo «tristo mondo e in tristi tempi», per citare Alessandro Manzoni, un po’ di umorismo non guasta affatto. L’autore dell’articolo scrive che il re Vittorio Amedeo II, nel 1773, istituì l’Ordine del cavolo cappuccino, ripristinato il 1° aprile 1815 da Vittorio Emanuele I e soppiantato dall’Ordine militare della Repubblica italiana. 

Sorvolando sul fatto che il buon Vittorio Amedeo II era morto e sepolto dal lontano 1730, qualcuno può credere che sia davvero esistito un Ordine del cavolo di pertinenza della monarchia di Savoia?

Proprio così: un ordine del cavolo!

Suggerisco di chiedere un parere a Checco Zalone, il cui pensiero sarà qualunquemente chiarificatore.

Il richiamo al 1° aprile 1815 dovrebbe insospettire, ma siamo in novembre e la primavera è troppo lontana per pensare a un pesce d’aprile. Anche alcune delle notizie pseudostoriche sulla Fiera di novembre non sono che uno zibaldone d’inverosimili corbellerie.

Una fiera a Settimo Torinese nel 1459, quando il paese contava poche centinaia di abitanti?

Il cavolo definito «ortaggio totemico»? La rassegna di novembre che sarebbe erede di quelle citate negli Statuti locali del quindicesimo secolo? Vogliamo pazziare, come direbbe Antonio De Curtis, in arte Totò?

Quali fonti avvalorano queste e altre fanfaronate? Nessuna, ovviamente. Ne deduco che si tratta di uno scherzo alle spalle dei lettori.

Diverte? Non lo so.

Forse piace a qualche inveterato buontempone. Da piemontese, rifacendomi al professor Norberto Bobbio, ammonisco: esageroma nen!

Non mi sembra, in ogni caso, che questa sia la strada migliore per promuovere un evento come la fiera di novembre che può vantare solidissime e incontestabili radici storiche, illustrate nella pagina precedente del medesimo inserto.

Mi sono simpatici gli ultraottantenni che continuano a coportarsi da goliardi, anche se un po’ fuori tempo e fuori luogo. Auspico di giungere anch’io, arzillo come loro, alla stessa veneranda età. All’autore dell’esilarante articolo voglio bene: insieme abbiamo organizzato pregevoli iniziative.

Né le supercazzole alla maniera del conte Ugo Mascetti mi scandalizzano. Ritengo, però, che non si dovrebbero confondere le goliardate generatrici di equivoci con la storia, per la cui ricostruzione occorre pazienza, fatica, studio, intuito e anche un briciolo di fortuna.

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