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Sanità

La sanità pubblica non c’è più. Asl To4: oculistica a scatafascio. Impossibile farsi operare di cataratta

Rinnovati tutti gli accordi con le cliniche e le case di cura. Sono circa 70 milioni

Oculistica

Nell'Asl To4 è quasi impossibile riuscire a farsi operare di cataratta

E’ vero. Della sanità pubblica che è sempre più privata e meno pubblica non è la prima volta che ne parliamo. Epperò questo è uno dei casi in cui il troppo tutto fa fuorchè non stroppiare. A solleticarci è una delle ultime delibere dell’Asl to4, la numero 892 del 13 ottobre sui fondi stanziati alle strutture private per l’annualità 2022 e 2023. Parliamo di qualcosa che s’avvicina ai 70 milioni di euro, poco più di quanto s’era riconosciuto lo scorso anno. E troviamo la Clinica Eporediese di Ivrea (Policlinico di Monza), il Malpighi di Chivasso, il Centro Diagnostico Cernaia di Settimo Torinese.

Ai “privati”, giusto sottolinearlo, conviene un sacco lavorare con il pubblico considerando che possono emettere fatture mensili pari al 90% di 1/12 del budget, cioè quasi tutto, con un conguaglio che storicamente non ha mai creato loro problemi.

Tanti, tantissimi soldi che si andranno ad aggiungere a quelli recentemente stabiliti in una convenzione con le Cliniche private Pinna Pintor e   Santa Caterina da Siena (Gruppo Villa Maria Pia) per consentire ai propri medici in “intramoenia”, cioè a quelli che hanno deciso di non prendere partita iva ma di poter comunque esercitare la libera professione, l’utilizzo di spazi e personale (soprattutto infermieri) per non meno di 150 operazioni di cataratta e 220 operazioni di piccola chirurgia (ernie, protesi, otorinolaringoiatre). Il tutto fuori dal normale orario di lavoro e fuori dagli ospedali di Chivasso, Ivrea e Ciriè.

“Le sale operatorie ci sono - aveva dichiarato il direttore generale dell’Asl To4 Stefano Scarpetta durante una conferenza dei sindaci - ma non c’è sufficiente personale da affiancare ai primari. E si fa riferimento agli infermieri, agli anestesisti, agli Oss, ai strumentisti   e a tutte quelle professionalità che ruotano attorno al chirurgo...”.

Il direttore generale dell'Asl To 4, Stefano Scarpetta

Morale? Una possibilità di spesa aggiuntiva di circa 3 milioni di euro, che non sono certo bruscolini.

Tra le forti criticità riscontrate in questi mesi una fa riferimento all’oculistica. Quasi impossibile nell'Asl To4 riuscire a farsi operare di cataratta. Ecco appunto, l’oculistica, che fino a qualche anno fa, e fin dai tempi di Adriano Olivetti, era un’eccellenza dell’ospedale di Ivrea  non solo italiana, ma addirittura europea... Negli anni sono riusciti a mandarla a scatafascio  a Ivrea, non prima d’averla letteralmente cancellata dall’ospedale di Chivasso, quasi mobbizzando un medico (Giovanni Vadalà) che si era guadagnato un posto da primario con concorso. Solite storie trite e ritrite: “la sala chirurgica non c’è”, “la stanza non c’è”, “l’ufficio non c’è” eccetera eccetera... Una stanza - a dire il vero - alla fine gliel’avevano trovata ma all’ospedale di Settimo, poi è arrivato il Covid e di Vadalà non se n’è più saputo nulla. Sparito da tutto i radar... 

L'Assessore regionale alla sanità Luigi Genesio Icardi

Insomma, hanno un bel da dire - coloro che lo dicono -   a sostenere che la sanità in Piemonte è pubblica. Al massimo è ibrida. E’ un puzzle. Oppure, ancora peggio, è letteralmente   impazzita.... Come solo può esserlo un’organizzazione che, per un’operazione di cataratta obbliga i cittadini a pagare almeno una visita.  Il lavaggio del cervello è stato tale e tanto che peraltro a quei soldi nessuno ci fa più caso e tutti li considerano ben spesi. Primi loro, cioè i cittadini, alla bisogna, a non rivolgersi al servizio pubblico, pensando sia meglio scegliere il medico da cui farsi curare.

Contenti noi, contenti tutti, soprattutto, all’assessorato regionale alla sanità. 

Largo ai privati e ai medici che lavorano fuori dall’orario di lavoro per raddoppiare i propri guadagni.

E allora ben ci sta la risonanza magnetica all’ospedale con 1.600 prestazioni diagnostiche all’anno erogate con supporto di personale esterno.   

Un benvenuto anche alla MLC Medical Line Consulting, che per la modifica cifra di 265.044 euro,   consentirà di garantire un’attività ortopedica presso i Presidi Ospedalieri di Ivrea e   di Cuorgnè “in quanto permane la difficoltà nel reperimento di personale medico strutturato per garantire il servizio di assistenza medica nell’ambito della attività in sala gessi...”.  

Il tutto in perfetta sintonia con   l’affidamento risalente al novembre dello scorso anno in “ragione di una comprovata necessità contingibile ed urgente” e “al fine di non interrompere l’erogazione di prestazioni sanitarie”  alla   CMP Global Medical Division, del servizio di assistenza medica al Pronto soccorso di Ciriè, dal 1° novembre al 28 febbraio del 2022,   con possibilità di ulteriore proroga. 

Un problema, manco a dirlo, uguale e identico  a quello capitato “fra capo e collo” nell’estate del 2021, quando si decise di “andare in soccorso di questo pronto soccorso” chiudendo quello di Cuorgnè e alcuni reparti all’ospedale di Chivasso. La spesa complessiva faceva gelare i polsi ed era pari a 360 mila euro con un costo orario dei medici pari a 125 euro all’ora. 

Risale, invece, a pochi mesi fa una delibera per affidare l’assistenza medica del pronto soccorso di Cuorgnè alla Air Medical di Caselle per una spesa che viaggia intorno a un milione e 226 mila euro per un anno. Di recente però s’è appreso che il “pronto soccorso non apre” e al suo posto verrà reso operativo un “punto di primo intervento”.

Insomma non se ne esce, considerando che alla Medical line consulting nel febbraio 2022 era stato assegnato un appalto per la fornitura di medici in vari reparti dell’ospedale di Ivrea, compreso il Pronto soccorso, il tutto per 709mila euro. 

Ancora soldi che   si aggiungono a quelli messi a disposizione il 18 giugno del 2021, in base ad un accordo sottoscritto dalla Direzione Regionale della Sanità e le Associazioni rappresentative degli “Erogatori Sanitari Privati” con decorrenza a circa sei mesi prima, cioè dal 1° di gennaio del 2021, anche in questo caso per il recupero delle liste di attesa e delle prestazioni non erogate nei diversi periodi di lockdown. Per l’ASL TO4 la bellezza di 831.875,00i. 

Oltre ai privati, di cui già ci si avvaleva fino al dicembre del 2020, ne erano spuntati fuori almeno altri due e tra questi, il   Gradenigo di Torino a cui erano stati richiesti 100 interventi di cataratta per 90 mila euro e la Casa della Divina Provvidenza per 84 colonscopie e 48 Endoscopie pagate 11.159 euro. E poi   a Villa Grazia di San Carlo erano stati assegnati 32.168 euro in più per esami diagnostici (Eco-dopler); alla Nuova Lamp di Settimo Torinese 83.610 euro per esami di laboratorio e diagnostica per immagini, altri 141 mila euro al Malpighi di Chivasso per esami di laboratorio, diagnostica per immagini, elettrocardiogrammi,   visite specialistiche di cardiologia, endocrinologia, otorinolaringoiatria, urologia   e ortopedia. Infine al Policlinico di Monza, cioè alla Clinica Eporediese la bellezza di 471.464,00. Anche qui per esami, diagnostici e visite, soprattuto tante visite oculistiche (700) e tanti interventi di cataratta (250). 

C’è chi dice che tutti questi  milioni di euro per un bilancio dell’Asl To4 che si avvicina e supera i 950 milioni di euro (quasi un miliardo, sigh...) siano ben poca cosa... Può essere.! Epperò è bene anche aggiungere che esiste in Italia una evidente differenza tra le regole di funzionamento degli ospedali pubblici e quelle delle Case di Cura Private “contrattualizzate”.   

Il risultato di questa differenza non favorisce né la qualità del servizio, né l’equità del trattamento dei professionisti, ma quasi solo l’imprenditoria privata ed alcune tipologie di professionisti. 

Insomma c’è una parte che pensa solo ed esclusivamente al profitto... Lo aveva capito bene Gino Strada.

“La sanità italiana - disse - era tra le migliori ma adesso è in crisi per colpa della politica che ha inserito il profitto. Gli ospedali sono diventate delle aziende. Oggi il medico viene rimborsato a prestazione, che è una follia razionale, scientifica ed etica. Si mette il medico in condizioni di dover fare o di ambire a fare più prestazioni perché così guadagna e quindi si inventano nuovemalattie e cure, oppure si fanno interventi chirurgici inutili. L’obiettivo non è più la salute, ma il fatturato. Il profitto va abolito dalla sanità, perché abolendolo e rendendo una sanità gratuita a tutti coloro che sono sul territorio italiano, si avrebbero 30 miliardi di euro da investire ogni anno.”.

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