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23 Settembre 2016 - 16:50
la centrale del Vallesusa
La Centrale a biomasse del Vallesusa funzionerà per altri 15 anni. E’ quanto stabilito dalla Città Metropolitana. Nei giorni scorsi l’ente che ha sostituito la ex Provincia ha rilasciato l’autorizzazione alla ditta, la Sipea-Cofely. In barba a tutto. Al parere contrario del Comune di Rivarolo. Alla valanga di osservazioni fatte dall’Associazione Non bruciamoci il futuro. Con tanto di manifestazioni pubbliche, gazebo, volantinaggi. L’impianto continuerà a fumare. A bruciare legno verde o chissà cos’altro posto che da troppo tempo il Comitato ha posto l’accento sul materiale che entra nella centrale, senza averci mai potuto mettere davvero il naso. Tutte le verifiche sono circoscritte al sistema di auto controllo. A discrezione, quindi, della società. “Siamo amareggiati non tanto e non solo per questa nuova autorizzazione - commenta oggi il direttivo dell’associazione -, ma per il fatto che non contiene tutte le precauzioni richieste ad una Centrale a biomasse collocata all’interno di un centro abitato, caso unico in Italia”. Non bruciamoci il futuro chiedeva che la nuova autorizzazione, ammesso che venisse rilasciata, recepisse pienamente le linee guida del D.M. 10 settembre 2010. Che venisse prescritto, quindi, il solo utilizzo esclusivo di legno vergine come combustibile e che venissero sciolti tutti i dubbi circa il sistema di rilevamento fumi al camino. “Da una prima lettura di questa nuova autorizzazione emergono forti criticità” elenca il direttivo convinto, innanzitutto, che il monitoraggio debba avvenire in continuo da parte dell’Arpa e non limitato a sporadiche analisi di verifica. “Il 16 aprile 2014 - ricorda Non Bruciamoci il futuro - sono state riscontrate significative presenze di acido cloridrico nei fumi al camino, Arpa ne aveva il monitoraggio in continuo, come risulta dal verbale della prima Conferenza dei Servizi. Di seguito la Società produceva delle misure, effettuate da una Ditta privata, dalle quali risultavano bassi valori di acido cloridrico ed in considerazione degli elevati costi di adeguamento (circa 60.000 euro), chiedeva di essere esentata da tale monitoraggio in continuo. Richiesta che è stata accordata da Arpa e Città Metropolitana. Carta straccia pure la richiesta del Consulente del Comune (il dottor Genon del Politecnico di Torino mancati pochi mesi fa) di valutare l’introduzione di un sistema in grado di abbattere ulteriormente gli ossidi di azoto. “L’unica valutazione positiva riguarda l’introduzione di nuovi limiti per le polveri emesse al camino - constata il direttivo - che passano da 30 a 10 mg/m3 orari (5 mg/m3 giornalieri). Riteniamo nel complesso molto negativa questa nuova autorizzazione basata sulla promessa di fare in futuro questa centrale nel modo in cui avrebbe dovuto funzionare fin dall’inizio”. La centrale era prevista nell’ambito del mega progetto di teleriscaldamento di Asa. “Di sicuro - chiosa l’associazione - continueremo a mantenere alta l’attenzione su questo impianto”.
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