Giovedì 16 giugno, presso la Città Metropolitana di Torino,si è svolta la seconda Conferenza dei Servizi per decidere sulle sorti della Centrale a biomasse di Rivarolo. Il risultato? “Pare proprio che si voglia concedere una nuova autorizzazione alla Centrale Sipea srl del gruppo Cofely-Engine (ex GDF-Suez)” commenta l’associazione “Non bruciamoci il futuro”, presente all’incontro insieme all’Amministrazione comunale, benché anche il Sindaco Alberto Rostagno, ritenendo insufficienti le sole promesse della Società, abbia chiesto il rinvio fino a quando si potranno vedere realizzati concretamente tutti gli interventi a sanatoria delle attuali inadempienze ravvisate dai rivarolesi. Di diverso avviso sono i funzionari della Città Metropolitana, confortati da Arpa. “Non ci siamo proprio - sottolinea il presidente di “Non bruciamoci il futuro”, Gianni Fragale -. Lo abbiamo detto all'inizio di questa oscura vicenda e lo ribadiamo ancora: Vogliamo chiare garanzie sul materiale che viene bruciato e certezza su quello che veramente esce dal camino”. Dopo la passeggiata in bicicletta programmata domenica 19 giugno, per la lunghezza di 20 km, “per respirare aria pulita senza fumi”, e sensibilizzare la popolazione, ora l’associazione è decisa a manifestare in piazza e preannuncia una iniziativa per venerdì 8 luglio, dalle ore 20,30. La fiducia è riposta, intanto, nel nuovo sindaco di Torino e Presidente della Città Metropolitana Chiara Appendino, da cui si ci aspetta “un importante segnale di discontinuità, con maggiore attenzione all'impatto ambientale”. RETROMARCIA DI CITTA' METROPOLITANA E ARPA SUL MONITORAGGIO DELL'ACIDO CLORIDICO “Già durante la prima Conferenza del 17 febbraio scorso - ricorda Fragale -, la Società è stata sollecitata a porre rimedio a tutte le inadempienze e a tutti i problemi riscontrati”. Parliamo del mancato assetto cogenerativo dell’impianto, dell’inquinamento acustico notturno, della sistemazione in sicurezza del piazzale antistante la Centrale, dei limiti delle emissioni in atmosfera più restrittivi e consoni alle migliori tecniche disponibili, dell’introduzione di un monitoraggio in continuo dell'acido cloridrico, di autocontrolli sui microinquinanti, e ancora dell’introduzione possibile di un sistema di abbattimento (SNCR) degli ossidi di azoto, e della fidejussione a garanzia della dismissione degli impianti e ripristino ambientale. In buona sostanza è “quello che avrebbero già dovuto fare da anni”. Sipea il 9 maggio ha dato una mezza disponibilità: ha risposto che potrà erogare calore in assetto cogenerativo alla rete di teleriscaldamento cittadina soltanto per metà circa di quanto previsto a progetto e si è dichiarata disponibile ad accettare limiti più restrittivi per le polveri. Ancora in stand by gli altri aspetti. Ora, però, le stesse Arpa e Città Metropolitana si sono rimangiate la richiesta di inserire nello SME il monitoraggio in continuo dell'acido cloridrico. Incredibile visto che la stessa Arpa aveva riscontrato nei fumi al camino Sipea la significativa presenza media di HCl pari a 9,3 mg/m3 e con punte di 20,06. Il che pone il dubbio sul materiale utilizzato perché eventuale biomassa diversa dal legno vergine potrebbe maggiormente generare diossine. “Tale retromarcia - chiosa Fragale - è quindi inspiegabile e potrebbe indicare l'esigenza della Società di non essere vincolata all'esclusivo utilizzo di legno vergine. Siamo oltretutto in presenza di un sistema SME basato sull'autocontrollo da parte della Società stessa che genera all'apparenza valori delle polveri alquanto improbabili, ragione per cui siamo ancora in attesa di una spiegazione razionale da parte degli organi di controllo”.
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