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Quel Nientologo di Volpatto

Alluvione

Dalla siccità alle alluvioni: il cambiamento climatico mette a dura prova l'approvvigionamento idrico

Alluvione in Emilia Romagna

Alluvione in Emilia Romagna (foto d'archivio)

Ma che fa? Non abbiamo fatto in tempo a lamentare la carenza d’acqua, ghiacciai al lumicino su pei monti e sorgenti non più zampillanti, che è arrivata dal cielo a pecorelle pioggia a catinelle. Venti giorni fa, acquedotti vuoti e falde asciutte, Pian del Re senza una goccia d’acqua (e se non c’è acqua nel Po è un casino) tanto che si pensava di razionare il prezioso liquido. Oggi temiamo che Giove Pluvio ne spedisca troppo.

Da noi piove. Poco, tanto, ma piove e altrove fa peggio. Per svariate ragioni: primo, perché siamo in primavera e di solito qualcosa viene giù, poi perché eran tre mesi che non si vedeva una nuvola neanche a pagarla e, statisticamente, doveva arrivare. Bisogna sperare non arrivi a secchiate come ha purtroppo fatto in Emilia perché è vero che a forza di piovere poco e niente siamo quasi rimasti senz’acqua, ma tutta assieme è meglio di no, si è visto cosa può combinare. È colpa tua è colpa mia è colpa sua, la caccia ai responsabili, sempre che ve ne siano, serve a poco perché non è soltanto un problema di territorio, peraltro in Emilia Romagna ben gestito.

Il guaio vero è il clima palesemente mutato che impone cambi di paradigma: coltivazioni nuove, impianti, nuovi, mobilità nuova, una relazione nuova con l’acqua, perché in totale è sempre la stessa, quella che manca qui finisce altrove o viceversa, e se da noi ne arriva troppa da qualche altra parte del mondo rimangono senza: sono i suoi ritmi a non collimare più coi nostri. Questo è il dilemma dei dilemmi, che dietro l’angolo nasconde disastri.

Una volta a Settimo rii e bealere e nebbie abbondavano e se l’acqua terminava da una parte ne rimaneva dall’altra, quando ne arrivava troppa si distribuiva nei campi. Oggi, nonostante la tecnologia, se piove poco è siccità e se piove due giorni andiamo in gondola. Però… Pioggia qui da noi = neve in montagna: le tundre di Piemone e Valle d’Aosta si trasformeranno in nevai, serbatoi di acqua buoni per l’estate. Sul Po torneranno a vogare i canottieri e le nutrie, le falde saranno di nuovo piene di acqua buona e noi cominceremo di nuovo a sprecarla.

Sorella acqua la chiamava San Francesco…

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