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Pont Canavese
23 Maggio 2023 - 10:53
La frana sulla strada in località Bausano
Le montagne canavesane sono fragili e l’ormai abituale alternarsi di siccità e piogge violente non fa che peggiorarne le caratteristiche: abbandonati da decenni a sé stessi, i terreni franano. Cosa si fa per metterli in sicurezza? In alcune zone si è intervenuti, in altre neppure li si tiene sotto controllo.
E’ il caso della grande frana a monte di Pont, nella bassa valle Soana, in Località Bausano.
Per la medesima vallata si favoleggia di una “grande opera” in puro stile novecentesco: una diga alta 140 metri che stravolgerebbe completamente l’assetto e l’aspetto del territorio e che viene data quasi per certa senza che, a quanto pare, nemmeno sia stato commissionato uno Studio di Impatto Ambientale.
Nel frattempo i gravi pericoli che minacciano poco più in basso quella stessa valle vengono ignorati dalle istituzioni.
La frana di cui parliamo è localizzata a livello della galleria stradale realizzata vent’anni fa subito dopo il bivio per la borgata Montpont proprio per mettere al riparo dai crolli la Provinciale N.47. Quello che non è stato messo in sicurezza è il ripido versante che incombe sul torrente: il movimento franoso continua, gli ultimi sopralluoghi effettuati dalla Regione (10 anni fa!) tracciavano un quadro inquietante eppure quasi nessuno sembra preoccuparsene. Tranne un ex-sindaco di Pont, Dante Barinotto, che aveva seguito da vicino la vicenda ed ha continuato anche dopo aver lasciato gli impegni amministrativi. Gli ultimi controlli noti risalgono al novembre 2013 e furono attivati in seguito ad una sua segnalazione. Ora ha scritto al Commissario Prefettizio che a sua volta si è rivolto alla Regione.
Il 14 ottobre 2013 Barinotto scriveva: “I muri di sostegno della vecchia strada presentano diverse crepe, oramai larghe dai 15 ai 20 cm e l’asfalto si è abbassato di circa 30-40 cm. Le opere (teli, tubi, sensori) che a suo tempo la Provincia aveva posto per rallentarne il movimento e controllare la frana versano in uno stato di completo abbandono. Se la frana si stacca potrebbe creare uno sbarramento sul torrente Soana con conseguente invaso a monte dello stesso, di cui non si possono prevedere né la grandezza, né la stabilità, specie se avvenisse durante un periodo di piena”.
Nelle relazioni dei tecnici regionali le sue preoccupazioni trovavano conferma: “Non vi è motivo di supporre che la frana possa interrompere in qualche modo la sua evoluzione”. Anche se si riteneva “piuttosto remota la possibilità di un’ostruzione completa del Soana” scrivevano che “singoli blocchi potrebbero raggiungere il fondovalle e la strada comunale” ed anche che il tratto di Provinciale in disuso “potrebbe rappresentare un elemento di pericolosità per il possibile crollo delle opere di sostegno”.
Nel leggere una descrizione così inquietante ci si aspetterebbero indicazioni precise e vincolanti sul da farsi. Macché. Di fatto i tecnici della Regione allargavano le braccia: “E’ pressoché impossibile ipotizzare un efficace intervento di consolidamento” - scrivevano - e non ritenevano necessari approfondimenti atti a capire meglio il tipo di movimento in atto e la composizione del corpo di frana. Sembravano rassicurati dal fatto che la strada comunale più in basso non conducesse ad abitazioni sebbene fosse percorsa dai turisti e dagli addetti alla centralina idroelettrica di una società privata e si limitavano a qualche blando suggerimento, demandando al Comune il compito di tenere sotto controllo la situazione.
I pur blandi suggerimenti non sono stati attuati da nessuno degli enti cui erano diretti. L’unica novità è che la strada ex-comunale è stata venduta.
Quale significato attribuiscono tecnici e politici piemontesi di qualsivoglia colore alla parola “Prevenzione”?
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