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Settimo Torinese

Il giorno delle Donne

A Settimo sono cinquant’anni che siamo quasi cinquantamila

donne felici (foto d'archivio)

Donne sorridenti (foto d'archivio)

A Settimo sono cinquant’anni che siamo quasi cinquantamila, quindi ci devono essere quasi venticinquemila Donne. Anche a loro, le Donne settimesi, è dedicata la giornata contro la violenza sulle Donne, tra pochi giorni, il 25 novembre. Donne splendide, di classe, le più belle del mondo, artiste competenti, professoresse, politiche, amazzoni, operaie, non importa. È sempre delicata, elegante, innamorata la nostra Donna. Mamma, amante, figlia, sempre Donna è. Attenzione! Tutti presi dall’otto marzo rischiamo di dimenticare che la vera ricorrenza è questa poiché i dati sulle violenze, in crescita soprattutto quelle domestiche, sono allucinanti. Qui in Italia, non su Marte, sulla Luna o in Sudamerica!

Venticinquemila Donne settimesi e tutte le altre insieme si aspettano da noi, dai loro uomini, che accada qualcosa di bello, non solo una cena o un cinemino, ma considerazione, rispetto, attenzione, tenerezza, comprensione.

Dignità, sincerità e delicatezza: vanno insegnate fin da bambini. Non abbiamo scuse non le abbiamo proprio

Insegnamo ai nostri bambini a rispettare le Donne fin da piccoli. Abbiamo il dovere di educare i giovani a mai escludere ma coinvolgere, mai urlare ma dialogare, mai ritenersi superiori, ma uguali. Dignità, sincerità, delicatezza, è tutto lì, sembra quasi facile: ma vanno insegnate, prima di tutto mettendole in pratica.

C’è l’occasione, il momento buono, il giorno in cui bisogna far vedere di che pasta siamo fatti: il 25 novembre un fiore, un pensiero, una parola. Poi anche il 26, il 27, oggi e tutti i giorni che il Signore criato manda sulla terra.

Dunque non facciamola passare invano la giornata contro la violenza sulle Donne, raga, perché passiamo invano anche noi con lei. E speriamo che le nostre Donne facciano come la Legione straniera, niente domande sul passato, dimentichino le nostre dimenticanze e sappiano aspettare, aspettarci ancora una volta. Non abbiamo scuse, non le abbiamo proprio: dobbiamo ricordarci delle nostre Donne, tutte, anche di quelle che gli altri trascurano, così da recuperare tempo e occasioni perdute. Poi, se abbiamo fatto i bravi, come spero e credo tutti facciano, prendiamo i nostri soldini e portiamo a casa un regalo.

Non una pentola. Neanche un grembiule o un servizio di piatti. Un regalo vero. O forse, ancora meglio, un bacio. Finalmente, un bacio! Insieme, non al posto del regalo.

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