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24 Settembre 2014 - 11:11
Non sono troppi otto anni di carcere per il costruttore romano Francesco Caltagirone Bellavista, perché quella del Porto di Imperia "è una truffa colossale, di livello pazzesco". Ha parlato per due udienze e quasi dodici ore il pm Giancarlo Avenati Bassi, davanti al tribunale di Torino, prima di arrivare a questo punto: è il momento culminante della sua requisitoria, quello delle dieci richieste di condanna nel maxi processo (e due sole assoluzioni) per lo scandalo che ha funestato la città ligure. "E non mi era mai accaduto - ha sottolineato - di dover discutere una causa così. Il Comune ne esce a pezzi non tanto dal punto di vista politico, ma da quello patrimoniale. Il danno è spaventoso.
Anche per lo Stato".
Il pm è un fiume in piena quando racconta di un'infrastruttura (il cui costo iniziale lievitò fino a 140 milioni) che dopo anni di lavori e intoppi di ogni tipo, la gran parte dei quali probabilmente provocata ad arte secondo l'accusa, ha permesso di "arricchire Caltagirone e i suoi amici" ma, più che incompiuta, è diventata una beffa gigantesca. "Sono stati fatti tanti e tali pasticci - spiega Avenati Bassi - che l'opera non è nemmeno collaudabile. Non potrà entrare nel patrimonio dello Stato nemmeno fra cinquant'anni. Chi ha comprato i posti barca non se ne può servire come desidera e non li può nemmeno rivendere. Senza contare l'esposizione con le banche".
Le richieste di condanna, che spaziano dai dodici mesi ai cinque anni e mezzo di carcere, sono calibrate con precisione.
Il magistrato distingue con meticolosità fra le singole posizioni e le singole condotte. Di Caltagirone, per esempio, propone l'assoluzione per numerosi reati satellite, compresa la "minaccia a corpo amministrativo" per il suo atteggiamento nei confronti del Comune. Ma l'unico che ne deve uscire completamente scagionato, secondo il pm, è Gianfranco Carli, celebre imprenditore dell'olio, che fu il presidente della società Porto di Imperia. Dei dodici imputati, due sono "persone giuridiche", società riconducibili in un modo o nell'altro alla figura di Caltagirone. Per una, Acqua Pia Antica Marcia, il pm non chiede sanzioni. Per Acquamarina, la costruttrice del bacino, si invoca una pena pecuniaria di un milione e la confisca di 50 milioni.
La guardia di finanza di Imperia, intanto, ha individuato in Lussemburgo un conto corrente che si presume sia nella disponibilità di Caltagirone: non si esclude che vi sia confluita una parte dei proventi della vendita dei posti barca.
Ma solo la rogatoria avviata dalla procura ligure potrà fare chiarezza.
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