Cerca

VERCELLI. Offensiva per salvare la risicoltura

VERCELLI. Offensiva per salvare la risicoltura
Da Vercelli a Bruxelles: i massimi rappresentanti istituzionali del mondo del riso italiano hanno avviato oggi, nella capitale europea, una nuova offensiva a sostegno di tutta la filiera risicola che conosce una situazione drammatica causa - sostengono - "l'esplosione delle importazioni a dazio zero del riso in Europa dai Paesi asiatici, in particolare da Cambogia e Myanmar, con la perdita di mercati importanti come la Siria, il Libano, la Polonia. Riuniti al Parlamento europeo su iniziativa dell'eurodeputato Alberto Cirio (Fi), i rappresentanti del settore - presente l'assessore all'agricoltura Massimo Camandona e numerosi eurodeputati della delegazioni italiana al Ppe - hanno chiesto ai politici di trovare soluzioni concrete nei confronti di un problema che non é solo di Vercelli. Infatti, anche se a Vercelli si produce più della metà del riso piemontese e un terzo del riso italiano, la produzione nazionale viene da Piemonte e Lombardia (per il 90%) e da realtà produttive in Veneto, Emilia Romagna e Sardegna. "Non é più immaginabile, né tollerabile, una concorrenza sleale da parte di alcuni Paesi terzi che stanno mettendo in ginocchio la risicoltura vercellese e italiana" ha detto il presidente della Provincia di Vercelli, Carlo Riva Vercellotti, secondo cui i risicoltori italiani non possono essere più competitivi di Paesi del Sud-Est asiatico che esportano nell'Ue a dazio zero, con un costo di produzione molto inferiore a quello europeo". Il presidente della Provincia ha quindi consegnato ad Antonio Tajani (Ppe), primo vicepresidente del Parlamento europeo, un documento sulla complessità della situazione in cui si trova il settore. Tajani farà da ambasciatore nei confronti dei responsabili europei. Paolo Carrà, presidente dell'Ente Nazionale Risi ha illustrato, dati alla mano, l'evoluzione delle superfici risicole italiane, passate dai 247mila ettari (circa 3 anni fa) a 218mila ettari di oggi. Dalla Cambogia e da Myanmar (Paesi in via di sviluppo legati all'Ue dall'accordo Eba che permette di esportare in Europa a dazio zero, tutto fuori che le armi) si importa riso indica, e proprio la produzione italiana di indica conoscerà, secondo le previsioni, una calo del 21% della superficie (il prezzo non permette di coprire i costi), mentre l'import dalla Cambogia conosce un aumento del 23%. Inoltre, da questi Paesi ora arriva riso anche lavorato, pronto per essere venduto, con conseguenze negative per l'intera industria di trasformazione europea. Senza dimenticare che la produzione di riso é correlata strettamente al territorio e all'ambiente. Tajani ha assicurato la più grande attenzione alla problematica e incontri sono già programmati con le Direzioni generali agricoltura e commercio alla Commissione Ue. "Ci sono più più problemi", ha spiegato Tajani. In primo luogo "l'Europa non può avere una politica commerciale naif, non può concludere accordi commerciali quanto non c'é rispetto dei diritti umani. Poi c'é l'aspetto di politica industriale e il settore agroalimentare é uno dei settori più portanti dell'economia europea. Faremo tutto il possibile per difendere anche questo patrimonio industriale".
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori