La denuncia è di Ivan Della Valle, deputato del Movimento 5 stelle. “‘Ndrangheta nei cantieri dell’Alta Velocità” e questo grazie all’applicazione della normativa francese, anzichè di quella italiana decisamente più restrittiva verso il fenomeno mafioso. L’infiltrazione, dunque - e a suo dire - sarebbe (il condizionale è d’obbligo) già di casa. E’ c’è già un nome ed un cognome, Fernando Lazzaro, rimbalzato agli onori della cronaca nei giorni scorsi, trasformato quasi in un martire dalla televisione e dalla politica, in seguito ad alcuni attentati dei No-Tav ai macchinari dell’azienda di cui è titolare e che sta operando in Val Susa. In verità il nome di Fernando Lazzaro non è nuovo alle cronache, soprattutto quelle giudiziarie. Il suo nome emerge infatti nell'ambito dell'inchiesta "Minotauro" sulla 'ndrangheta in Piemonte. Un piccolo “particolare” che non è passato inosservato a Della Valle. “Lazzaro, titolare di Italcoge - scrive in un comunicato stampa - impresa coinvolta nei lavori della Torino-Lione, opera inutile e dannosa per eccellenza, avrebbe infatti assunto presso la sua azienda Bruno Iaria, il capo del "locale" di Cuorgnè, fresco di detenzione carceraria...”. Dunque? “Solo in un'Italia reduce da un ventennio di decadenza può divenire un esempio da seguire una figura sulla quale pendono accuse gravissime che vanno dalle false fatturazioni alla turbativa d'asta e corruzione...”. Da qui la critica a 360 gradi al Capo dello Stato che è stato proprio tra coloro che per Lazzaro, dopo gli attentati, si sono sbracciati. La domanda a questo punto è: la mafia nei cantieri delle grandi opere c’è o non c’è? “La risposta - sottolinea Della Valle - è ovvia se prevale il buonsenso, elemento spesso carante all'interno delle istituzioni che, anzichè lottare contro la criminalità organizzata, la agevolano: ci ritroviamo infatti a dovere ratificare l'accordo Italia-Francia del 31 gennaio 2012 che prevede l'applicazione dell'ordinamento giuridico Francese, escludendo la normativa italiana e dunque tutte quelle capillari misure relative al contrasto alle organizzazioni di stampo mafioso....”. Tornando all’attentato del 12 settembre alla Italcoge in Val di Susa, quel che si sa è che è scattato dopo che Ferdinando Lazzaro è andato in televisione a sostenere l’importanza dei lavori della Torino-Lione. “Da due anni subisco attacchi alla mia persona e all’azienda. Ormai siamo guardati con sospetto anche in altri ambiti che nulla hanno a che fare con la Tav. Abbiamo perso commissioni. Ora ho deciso di chiudere e di andare a lavorare all’estero...”. “In totale ho subito 6 attentati compreso quello del 12 settembre. Hanno dato alle fiamme macchine, camion, pale ed escavatori. Per altro non sono nemmeno l’unico imprenditore ad aver ricevuto lo stesso trattamento. E nonostante Italcoge abbia finito il lavoro per la Tav oltre un anno fa, nel luglio 2012, la violenza nei nostri confronti continua. Quest’estate ho ricevuto una lettera di minacce di morte, con dentro dei bossoli di proiettili. Così siamo diventati “portatori sani” di problemi, e infatti abbiamo difficoltà a proporci per altri lavori che non c’entrano nulla con l’alta velocità. In Valle, nessuno ci affida più nulla per paura che le ritorsioni dei No Tav danneggino anche i loro cantieri. Perciò siamo arrivati alla triste decisione, ormai definitiva, di azzerare l’azienda e trasferirci all’estero. Sono radicato qui, la sede la manterrò in Italia perché sarebbe assurdo sparire del tutto, cercheremo di lasciare qui almeno gli uffici, ma la manodopera dovremo cercarla all’estero, dove al massimo potremo portarci dietro solo alcuni dipendenti, i tecnici e un po’ di attrezzatura...” A luglio 2011 la Italcoge occupava 150 persone circa: poi è passata a 80, poi 40, adesso utilizza gli ammortizzatori sociali per gli operai rimanenti, in tutto 34.
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