Nel settore delle costruzioni, a Torino e provincia, si sono persi 8.000 posti di lavoro dal 2008. Lo ha sottolineato Alessandro Cherio, presidente dell'Ance di Torino, durante la presentazione dei dati del settore nel primo semestre dell'anno. "Gli iscritti alla cassa edile nel 2008 - ha spiegato - erano 18.396 mentre oggi sono 11.842, con una perdita quindi di 7.000 posti a cui se ne aggiunge un altro migliaio perso nei primi quattro mesi di quest'anno. E' una situazione drammatica". Il punto della situazione è stato fatto nel corso dell'assemblea del Collegio Costruttori Edili di Torino e provincia, che rappresenta oltre 300 imprese. Cherio ha ricordato che gli operai iscritti alla Cassa Edile di Torino sono diminuiti del 36% negli ultimi 5 anni e, confrontando il primo trimestre 2014 con lo stesso periodo del 2013, il calo è stato addirittura del 14%. L'unico comparto a tenere - ha sottolineato - è la riqualificazione delle abitazioni, che segnala una crescita dell'1,2% nell'ultimo anno. Ciò nonostante il passaggio dall'Ici all'attuale 'accoppiata' Imu-Tasi ha comportato una stangata addizionale sugli immobili, passata da 9 miliardi a 26 miliardi di euro a livello nazionale. Dopo la cancellazione dell'Imu sull'invenduto, la Tasi rappresenta una nuova patrimoniale sul magazzino delle imprese edili, con il paradosso che, pur essendo una tassa sui servizi, incide su immobili che non usufruiscono di nessun servizio. Nei primi sei mesi del 2014 ristagnano anche i bandi per le opere pubbliche e le aziende edili torinesi non intendono investire né assumere. Gli investimenti in opere pubbliche, a livello provinciale, si sono ridotti ulteriormente nei primi 6 mesi del 2014, arrivando a toccare un importo di circa 120 milioni. Negli ultimi 5 anni gli investimenti sono passati dai 500 milioni del 2008 ai 250 milioni banditi nel 2013. "Ai vincoli imposti dall'austerità, dalla pressione fiscale e dalla crisi del credito si affiancano quelli di una burocrazia insostenibile - ha detto ancora il presidente dei costruttori torinesi - che sono un ulteriore ostacolo alla crescita. In Italia esistono 150 mila leggi; i nostri commercialisti, in 250 giorni all'anno, devono far fronte a 888 scadenze; il Codice dei Contratti Pubblici è stato modificato 350 volte in 4 anni. La leva della semplificazione, che non dipende da 'ingerenze' straniere e di questi tempi potrebbe già essere una buona notizia, è ancora tutta da sfruttare a beneficio della ripresa economica: è arrivato però il momento di usarla".
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