In Piemonte il numero di prestazioni di specialistica ambulatoriale è percentualmente più elevato rispetto alla media delle altre regioni italiane: lo afferma la Direzione regionale della Sanità che fa il punto sul Programma Operativo del Piano di rientro concordato con i competenti Ministeri. "In queste manovre - spiega la Direzione - rientrano la riorganizzazione della rete ospedaliera (anche in applicazione della legge della spendine review), quella dell'attività specialistica ambulatoriale, lo sviluppo ed il potenziamento dell'assistenza territoriale, attraverso l'incremento del numero di pazienti trattati in Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), l'attivazione di una rete di strutture di continuità assistenziale a valenza sanitaria, derivante dagli interventi di razionalizzazione sulla rete ospedaliera nonché l'avvio della realizzazione dei Centri di Assistenza Primaria (CAP)". Il Programma Operativo impone anche la revisione complessiva del rapporto con gli erogatori privati e una ridefinizione delle dotazioni organiche e delle risorse umane operanti in ciascuna azienda sanitaria regionale. "La riduzione del fabbisogno di ricoveri ospedalieri, sia nel pubblico che nel privato, ha permesso e permette - osserva la Direzione - di liberare risorse che possono essere dedicate all'assistenza specialistica ambulatoriale". Questo trasferimento di attività dal ricovero all'ambulatoriale è stato fatto nel pubblico e nei contratti con gli erogatori privati. "Inoltre - conclude la Direzione - dal 2013 tutte le strutture pubbliche o private che operano con onere a carico del SSR devono applicare il nuovo tariffario ministeriale che prevede una riduzione media del valore delle prestazioni di circa il 18% rendendo sempre più problematico l'equilibrio tra il valore di produzione e il costo dei medici specialisti convenzionati aderenti al sindacato SUMAI ASSOPROF". "La riduzione delle tariffe pagate dal SSR ha indotto anche il privato ad abbassare il costo delle prestazioni ambulatoriali in regime privatistico allineandole, in molti casi - conclude la Direzione - all'incirca alla quota di partecipazione (ticket) che i cittadini non esenti devono pagare".
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