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TORINO. Clochard accoltellata in strada, è grave

TORINO. Clochard accoltellata in strada, è grave

Ospedale San Giovanni Bosco

Viveva da tre anni sul ponte della Dora, a Torino, perché il fiume le ricordava i figli rimasti in Nigeria. E, nonostante il vicino Arsenale della Pace le avesse offerto più volte una stanza, si è sempre rifiutata di lasciare la strada. Ha alle spalle una storia di disagio, e di violenze, la clochard 34enne accoltellata oggi da un uomo che, fuggito, è ricercato dalla polizia. Colpita tre volte, è stata ricoverata all'ospedale San Giovanni Bosco in codice rosso in gravi condizioni, ma secondo i sanitari non sarebbe in pericolo di vita. Le indagini, al momento, non escludono nessuna ipotesi, neppure quella che l'aggressione sia maturata tra emarginati, nel contesto di fragilità in cui vive la clochard ferita. "L'abbiamo accolta qui quattro anni fa", spiega Simona Pagani, responsabile accoglienza dell'Arsenale della Pace, la struttura fondata da Ernesto Olivero che nei giorni scorsi ha celebrato i 55 anni di attività. "Abbiamo seguito la sua richiesta di rimpatrio - racconta - ma il giorno della partenza non è salita sull'aereo e ha fatto perdere le sue tracce". Di lei non si è saputo più nulla per un anno, fino a quando è tornata nella zona costruendo con cartoni e vecchie coperte un giaciglio di fortuna sotto la tettoia del ponte. "Le abbiamo proposto una stanza, anche da sola, ma non ha mai accettato. Ha sempre detto che voleva vedere il fiume, perché così si sente a contatto con i figli in Nigeria". Quella della clochard, conferma Simona Pagani, è "una storia faticosa: vittima di sfruttamento sessuale, ha perso lucidità. La sua testa - dice - non ha retto. Spesso veniva a chiederci quello che le serviva, ma di lasciare il ponte non ne voleva sapere. Non voleva lasciare il fiume...".
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