Rapine in gioielleria per finanziare un gruppo antisemita dell'Europa orientale, una specie di setta che si autodefinisce gli "Illuminati" pronti a "seminare la paura" e a costruire "operazioni segrete" per rimuovere i governi. Ecco l'ipotesi che spunta tra le maglie di un'inchiesta della procura di Torino su un colpo messo a segno il 22 ottobre in un negozio di preziosi nella centralissima via Roma, la strada dello shopping torinese. I due autori, una coppia di giovani ucraini, vennero arrestati in flagranza dalla polizia grazie anche all'intervento di alcuni passanti, e fin dalle prime battute sembrò chiaro che dietro l'episodio di violenza metropolitana (il gioielliere venne anche picchiato) c'era qualcosa di più: cosa aveva spinto i due slavi ad agire così lontano dal proprio territorio? Un'intuizione, quella del pm Andrea Padalino e dei suoi collaboratori, che presto ha trovato conferma. Non solo perché in seguito si è accertato che uno degli arrestati partecipò, con un complice e con una donna che prese parte a un sopralluogo, a un'altra rapina in una gioielleria torinese nel dicembre del 2012. Ma soprattutto perché, dopo l'azione in via Roma, venne rintracciata una delle auto usate dalla coppia, una Bmw con targa polacca parcheggiata in città ma a parecchi chilometri di distanza: all'interno c'era un manoscritto di una sessantina di pagine, vergate a china, con riferimenti agli "Illuminati", alla storia di Israele, allo zoroastrismo, al complotto di un fantomatico "Comitato dei 300" di cui fanno parte persino papi e capi di Stato. L'autore del documento è un ex incursore della marina ucraina, in congedo, che si attribuisce lo pseudonimo di "Cardinale nero", che disegna con perizia kalashnikov e pistole e che si dilunga su come confezionare veleni micidiali. "Devono essere seminati conflitti, disordini e aggressività - scrive - per educare lo Stato alla paura e schiacciare qualsiasi possibilità di opposizione. Per mezzo della delega al Presidente, tutta la potenza militare risulterà nelle mani degli Illuminati. I governanti non illuminati devono essere rimossi attraverso colpi di Stato e operazioni segrete". L'estensore del manoscritto è irreperibile e per ora in carcere ci sono Dmytro Nedzvetskyi e Lesya Shafrayeva, di 27 e 29 anni. La linea difensiva è più o meno questa: "Siamo arrivati in Italia per turismo. Ci ha portati l'ex militare. Abbiamo litigato, lui ci ha lasciati soli, siamo rimasti soli e così abbiamo rapinato la gioielleria". Padalino non crede a questa storia e per comporre il puzzle ha attivato tutti i canali possibili: una pista porta in Ucraina e un'altra in Belgio, dove pare che l'uomo sia stato arrestato qualche anno fa, mentre non si tralascia la possibilità che la banda abbia compiuto altre rapine in giro per l'Italia. Il colpo di dicembre 2012 aveva fruttato 500 mila euro. Il 22 ottobre ne erano stati portati via 250 mila. Una quantità di denaro che basta per armare un piccolo esercito di fanatici.
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