La morte di Giacinto è incomprensibile. Lo è per i genitori che hanno dovuto dire addio al figlio ad appena venti giorni dalla nascita e lo è per i medici che lo hanno visitato nelle ultime ore di vita. Il piccolo, di sole tre settimane, il 31 gennaio è arrivato all'ospedale Maria Vittoria di Torino con forti attacchi di tosse. Visitato al pronto soccorso, i dottori l'hanno dimesso per una rinite e gli hanno prescritto dell'aereosol, ma una volta tornato a casa è morto per una sospetta broncolpolmonite. La mamma e il papà chiedono giustizia. La Procura ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per omicidio colposo. E l'ospedale si interroga sull'accaduto. Il bimbo è stato sottoposto ad "un esame obiettivo e i parametri vitali erano tutti nella norma - spiega il dottor Savino Santovito, direttore della Pediatria del Maria Vittoria - Una situazione che non lasciava presagire un'evoluzione così drammatica". Mentre i medici rimangono in attesa dell'esito ufficiale dell'autopsia e delle analisi effettuate sul corpo del piccolo, con cui si potranno accertare le cause del decesso, il dottor Santovito ripercorre gli ultimi spostamenti di Giacinto. "Il piccolo è stato portato all'ospedale per tosse e riferita difficoltà respiratoria nella notte, dopo aver assunto il latte". Secondo la sua ricostruzione, non c'è stato nessun riferimento ad eventuali svenimenti o perdite di coscienza. Il medico che l'ha visitato, un "professionista preciso ed esperto", l'ha dimesso perché "era reattivo e i parametri vitali perfetti". Nulla da preoccuparsi, quindi. Un malanno curabile con aereosol da 2 millilitri di soluzione fisiologica e mezza fiala di Clenil. Le condizioni di Giacinto si sono aggravano: non mangia, dorme in continuazione, vomita. La mattina del 2 febbraio perde i sensi. I genitori chiamano il 118, ma lui muore poco dopo essere arrivato all'ospedale. Al Maria Vittoria, ogni anno, tra passaggi in pronto soccorso e visite di ricovero, si contano tra i 12mila e i 15mila bimbi e un caso come quello di Giacinto non era mai capitato. "Non ci capacitiamo di come è finita. Ed è la cosa peggiore - sottolinea il dottor Santovito - L'ospedale è vicino alla famiglia per il tragico evento, che ha profondamente addolorato tutti gli operatori".
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