Torna l'attenzione, anche politica, sull'incendio divampato il 6 dicembre 2007 nello stabilimento ThyssenKrupp a Torino nel quale morirono sette operai. Il Ministero della Giustizia ha infatti inviato una lettera alla Procura di Essen, competente nell'applicazione della sentenza sul rogo per sapere se è vero che i difensori dei due manager tedeschi dell'acciaieria, Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, condannati in via definitiva in Italia ma tuttora liberi in Germania a 11 anni dalla strage, avrebbero depositato memorie in cui verrebbe chiesta l'archiviazione del caso sulla base dell'esistenza di presunte "cause ostative al riconoscimento della sentenza in Germania". Intanto ha potuto lasciare il carcere di Terni, la sua città, dove era detenuto dal maggio del 2016, l'ex manager Marco Pucci, condannato definitivamente a sei anni e tre mesi di reclusione sempre per la tragedia nel capoluogo piemontese e ora affidato ai servizi sociali. L'attenzione è però soprattutto sull'ex amministratore delegato Espenhahn, condannato a nove anni e otto mesi di reclusione, e sull'ex manager Priegnitz (sei anni e tre mesi). Di loro si è occupato un servizio mandato in onda da Le Iene, in base al quale il procedimento nei confronti dei due ex manager potrebbe essere archiviato in Germania. Il ministero della Giustizia italiano ha chiesto ora alla procura tedesca di comunicare "eventuali aggiornamenti" sul procedimento; e in particolare la "conferma delle conclusioni, già avanzate dalla magistratura di Essen, con le quali si è chiesto il riconoscimento ed esecuzione della sentenza", come precedentemente comunicato con una nota risalente allo scorso novembre. Per Pucci intanto la misura alternativa alla detenzione è stata disposta dal tribunale di sorveglianza. L'ex manager (all'epoca dei fatti di Torino responsabile commerciale dell'area marketing e successivamente per un periodo amministratore delegato dell'Ast di Terni) già nel giugno 2017 aveva ottenuto la possibilità di svolgere un lavoro esterno al carcere, come consulente in un'azienda del posto, con obbligo di rientro in cella. Ha anche chiesto la grazia al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E' invece ancora in carcere l'altro manager ternano coinvolto nello stesso processo, Daniele Moroni, condannato a sette anni e sei mesi. Gli è stato comunque concesso lo stesso beneficio del lavoro esterno e ha la possibilità di rientrare in cella alle 22. Può inoltre beneficiare di alcuni permessi premio nel fine settimana.
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