La Procura di Torino ha chiuso le indagini sulla cosiddetta 'banda dello spray al peperoncino', accusata di avere messo a segno una serie di furti e rapine, in Italia e all'estero, tra cui quelli di piazza San Carlo, il 3 giugno 2017, sotto il maxischermo che proiettava la finale di Champions League. Secondo i magistrati Roberto Sparagna e Paolo Scafi, quattro di loro - più un minorenne che viene giudicato separatamente -, servendosi di bombolette urticanti per rubare tra la folla, scatenarono le ondate di panico che provocarono oltre 1.500 feriti e la morte di una donna. I pm, comunque, nell'atto d'accusa non dimenticano di ribadire che la rapina avvenne nel corso di una manifestazione "caratterizzata dalla preesistente violazione di regole cautelari di tipo organizzativo". Nell'inchiesta gli indagati sono undici giovani di origine marocchina. I reati contestati, a vario titolo, sono omicidio preterintenzionale, rapina aggravata in concorso, lesioni plurime dolose e associazione a delinquere. "Non bisogna confondere l'organizzazione del singolo reato con un'organizzazione criminale - ribatte l'avvocato Antonio Foti, legale di Sohaib Bouimadaghen, detto 'Budino', considerato uno dei capi della banda - Questi ragazzi, al di là dei reati, come associazione non esistono". Nell'avviso di chiusura indagini si parla invece di ruoli ben precisi e di "soggetti con poteri decisionali". Le rapine contestate, molte delle quali messe a segno dopo i fatti del 3 giugno in piazza San Carlo, sono circa una sessantina: in Italia, da Torino a Milano a Monza, e all'estero, dalla Svizzera alla Germania alla Spagna. Stando a quanto ricostruito dalla Procura, la banda, per lavorare, cercava eventi affollati e utilizzava lo spray al peperoncino per creare confusione tra la gente e poter rubare indisturbati. In piazza San Carlo, ribadiscono i pm, la manifestazione non era organizzata bene e, nel capo d'accusa, figurano anche i nomi dei soggetti a cui sono addebitate le violazioni organizzative. Tra questi, ci sono la sindaca Chiara Appendino e l'ex questore Angelo Sanna, indagati nell'altro filone dell'inchiesta che riguarda le carenze di gestione dell'evento. Alcuni avvocati auspicano l'unione dei due procedimenti.
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