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TORINO. Prestò un lampeggiante a falso autista Curia, processato

TORINO. Prestò un lampeggiante a falso autista Curia, processato
Aveva prestato un lampeggiante blu, di quelli che usano le vetture della polizia, a un uomo che si presentava come l'"autista dell'arcivescovo" e frequentava regolarmente il Palazzo di Giustizia. Una leggerezza che rischia di costare cara a un addetto agli automezzi del tribunale di Torino: in primo grado è stato assolto dall'accusa di peculato d'uso, ma la Cassazione, nelle scorse settimane, ha annullato la sentenza e ha ordinato un altro processo. Il sedicente autista "di fiducia" della Curia, una ex guardia giurata che tra l'altro ha affermato di avere lavorato per i servizi segreti del Vaticano, nel 2017 - per altre vicende - è stato condannato a cinque anni di carcere. L'operatore del tribunale, credendolo praticamente un "collega" a forza di incontrarlo sul luogo di lavoro, gli consegnò il lampeggiante - che era guasto e inutilizzato dalla metà del 2014 - perché lo facesse riparare. L'"autista" lo trattenne dal 23 febbraio al 2 marzo 2015, quando lo riportò a Palazzo di Giustizia perfettamente funzionante: però lo fece passare per i metal detector, e i vigilante, incuriositi, avvertirono i carabinieri. "Il mio assistito - spiega l'avvocato dell'addetto agli automezzi, Carmelo Scialò - non ha avuto alcun tornaconto personale da questa vicenda. Era in perfetta buona fede. Continuo a credere che non debba essere condannato: torneremo in aula e discuteremo". Gli Ermellini, accogliendo un ricorso della procura, hanno annullato l'assoluzione sulla base di "linee ermeneutiche" fissate dalla Suprema Corte a sezioni unite. Il lampeggiante blu identifica il portatore come "un soggetto in servizio di ordine pubblico" e consegnarlo a un estraneo, sia pure per poco tempo, significa compromettere il buon funzionamento della pubblica amministrazione. "L'eventuale mancanza di danno patrimoniale - concludono i giudici - non esclude la sussistenza del reato".
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