"Un incubo che dura da dieci anni". Così Giorgio Carimati, tecnico ambientale della Solvay, oggi nell'aula della Corte d'Assise d'Appello di Torino ha definito il processo per l'inquinamento delle falde acquifere del complesso del polo chimico di Spinetta Marengo (Alessandria), che lo vede imputato insieme ad altri sei dirigenti. Il procuratore generale Marina Nuccio ha già chiesto condanne tra i 15 e i 17 anni di reclusione. Oggi Carimati ha preso la parola per una dichiarazione spontanea in cui ha respinto ogni accusa e, in particolare, quella di avere tenuta nascosta la situazione agli organi pubblici di controllo. "Lo dimostrano - ha detto - i documenti e le stesse intercettazioni telefoniche"'. Sarebbero stati invece gli enti, secondo quanto si ricava dal'intervento di Carimati, ad essere "responsabili di ritardi". Il tecnico ha fatto presente che Solvay, al contrario, ha "impiantato 248 piezometri, realizzando 740 sondaggi, oltre 12000 campionamenti di terreni e 11 interventi di risanamento del sito". "Sono stati spesi - ha concluso - 29 milioni di euro e altri 28 se ne spenderanno da qui al 2029".
Appello; 3 condanne ma pene ridotte, 4 assolti
Tre condanne a pene ridotte rispetto alla sentenza in primo grado, quattro assoluzioni nel merito e un proscioglimento per prescrizione. È terminato così oggi a Torino il processo d'appello per l'inquinamento delle falde acquifere del polo chimico a Ausimont - Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria). In primo grado, nel 2015, c'erano state quattro condanne a due anni e mezzo di reclusione per reati colposi. I giudici della corte di Assise d'Appello del Capoluogo piemontese ne hanno confermato solo tre riducendo la pena a un anno e otto mesi. La Procura Generale aveva chiesto condanne dai 15 ai 17 anni di carcere.
Parti civili, ora parte indagine su decessi
"Soddisfazione" per la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Torino al processo Solvay è stata espressa dall'avvocato Giuseppe Lanzavecchia patrono di parte civile per una settantina di residenti nella zona di Spinetta Marengo (Alessandria). "Le pene - spiega - sono state ridotte ma a noi questo non riguarda. L'importante è che la l'impianto accusatorio sia rimasto tale. È stata riconosciuta la sussistenza del disastro sia pure a titolo colposo. Questo determinerà l'apertura di un fascicolo pendente in procura Alessandria per i casi di malattia e di morte". I cittadini si erano costituiti parte civile e lamentando il cosiddetto "danno da paura". I giudici hanno riconosciuto il loro diritto a ottenere un risarcimento.
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