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TORINO. Pm Padalino, mai portato avanti indagini non autorizzate

TORINO. Pm Padalino, mai portato avanti indagini non autorizzate

Padalino Andrea

Riguarda "presunte violazioni procedurali" il procedimento disciplinare nei confronti del pm Andrea Padalino. Lo afferma, in una nota, lo stesso magistrato, precisando che "non ha alcun collegamento fattuale o giuridico" con i "presunti rapporti illeciti tra un Appuntato - che non è mai stato a me formalmente assegnato - e un Avvocato che, addirittura, patrocinerebbe in tutti i miei processi e, cioè, in quasi mille fascicoli all'anno". "Non ho mai portato avanti indagini non 'autorizzate' - si legge ancora nel comunicato del magistrato - in quanto i procedimenti di cui mi sono occupato in venti anni di permanenza a Torino mi sono sempre stati assegnati dai procuratori aggiunti che si sono succeduti alla direzione dei diversi gruppi di lavoro in cui ho operato". Indiscrezioni di stampa fanno riferimento ad una presunta struttura parallela, all'interno della procura di Torino, che avrebbe violato segreti istruttori. "Un contesto investigativo nel quale non solo non mi è stato contestato alcunché, ma neppure sono stato sentito in merito a quanto sarebbe accaduto nella mia assoluta inconsapevolezza", conclude Padalino, che ha annunciato querela per diffamazione. A proposito delle indiscrezioni di stampa che lo associano all'indagine della procura di Torino su presunti favori in cambio di vantaggio, Padalino parla di "grossolane inesattezze" che costituiscono "una gravissima lesione di una reputazione che ho costruito in ventisette anni di impegno, sacrifici e rischi anche personali". Il magistrato osserva, tra le altre cose, di non essere mai stato trasferito ad Alessandria: "sono stato applicato, su mia richiesta, alla Procura di detta città a seguito di bando pubblicato dalla Procura Generale e questa è l'unica spiegazione della mia presenza ad Alessandria a far tempo dal 5 dicembre 2017". "Ritengo che ogni persona ed anche un servitore dello Stato quale sono, prima di essere giudicati e condannati a mezzo stampa, meritino correttezza e rispetto", conclude il pm Padalino, ricordando che il Codice deontologico "impone ad ogni giornalista la ricerca e la verifica della verità di quanto scritto"
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