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TORINO. Tredicenne abusata da insegnante, pm chiede 7 anni

TORINO. Tredicenne abusata da insegnante, pm chiede 7 anni

Tribunale di Torino (foto archivio)

Sette anni di reclusione: è questa la pena richiesta dal pm Mario Bendoni per l'insegnante della comunità dei Baha'i accusato di aver abusato sessualmente di una tredicenne. L'uomo, che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, faceva parte della comunità Baha'i, una religione abramitica monotestica,nata in Iran, che nel Torinese conta alcuni seguaci. Secondo l'accusa, avrebbe abusato per mesi della giovane a cui dava ripetizioni. Alla sbarra erano finite anche altre due persone: il custode dello stabile di via Rondissione a Torino, dove si riunivano gli adepti, che ha chiesto la messa alla prova e la psicologa del gruppo, a cui la ragazza si era rivolta, che ha scelto il rito ordinario.   Riceviamo e pubblichiamo un comunicato della Comunità bahá’í  
La Fede bahá’í accomuna 6 milioni di persone in tutto il mondo (circa 5.000 in Italia) che credono in Bahá’u’lláh. I bahá’í in Italia e nel mondo sono impegnati da molti anni nel promuovere lo sviluppo sociale e spirituale delle località in cui vivono, attraverso programmi di educazione morale per bambini, giovanissimi e adulti. Comprenderà, perciò, l’estrema sensibilità della comunità nei riguardi dell’abuso sessuale, reato tra i più abominevoli che le istituzioni bahá’í condannano nei termini più assoluti. La persona accusata di aver abusato della ragazzina non è un “insegnante” incaricato dalla comunità: è un imprenditore che vive a Torino di fede baha’ì. Si era offerto di aiutare la giovane ragazza con i compiti, in maniera del tutto autonoma rispetto alle attività della comunità. Non ricopre alcun ruolo particolare all’interno della comunità. La persona che ha chiesto la messa alla prova non è il “custode”dello stabile di Via Rondissone ma un amico della famiglia della vittima e residente nel medesimo stabile dove si trova la sede della comunità locale. La psicologa citata nell'articolo non fa parte della comunità bahá’í: dato che la famiglia della vittima non parla correntemente italiano, un’amica bahá’í, si è inizialmente preoccupata di metterla in contatto con una professionista indipendente che la potesse seguire e assistere in questo delicato percorso. L’Assemblea Spirituale Nazionale, infine, esprime vicinanza e sostegno alla vittima, ritenendosi anch’essa mortificata e danneggiata nella sua immagine dal comportamento di un singolo individuo, venuto meno ai vincoli fiduciari e ai principi di amore, rispetto e integrità morale professati.
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