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TORINO. Sanità: usò ventosa prima di cesareo, medico a giudizio

Doveva procedere con un cesareo, ma prima, per tre volte, tentò di applicare sul nascituro una ventosa. Un atto che alla partoriente costò una lacerazione di dieci centimetri e, nei mesi successivi, delle penose conseguenze. Dice questo la denuncia presentata a carico di un ex medico dell'ospedale Sant'Anna: oggi in tribunale a Torino è stata celebrata un'udienza del processo in cui l'uomo - che adesso lavora in Francia - è imputato di lesioni aggravate dalla previsione dell'evento. I fatti risalgono al settembre del 2013. La donna, di 41 anni, che segnalò l'esistenza di alcuni problemi legati al diabete, firmò un modulo in cui accettava l'induzione farmacologica al travaglio: "Nel documento - osserva l'avvocato Paolo Davico Bonino, che la assiste in una causa civile parallela - non si parlava di ventose, ma si specificava che in caso di mancata risposta all'induzione si sarebbe proceduto al cesareo". Oggi in aula è intervenuto il ginecologo che suturò la ferita. "Il collega - ha detto riferendosi all'imputato - non era un incapace. Credo che fu coinvolto solo perché era di turno quando la donna, dopo due giorni di contrazioni, arrivò al 'momento espulsorio'. In questi casi si seguono protocolli approvati a livello internazionale". La tesi è che l'"induzione farmacologica al travaglio" comporta anche l'impiego della ventosa. Il medico è difeso dall'avvocato Enrico Girardi. Il processo continuerà a ottobre.
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