Piede sull'acceleratore, l'auto lanciata a tutta velocità anche nelle strade più strette. Vittorio e Ivan Laforè, quelli della 'banda del presidente', erano sempre pronti alla fuga. Nel bagagliaio gli arnesi del mestiere: palanchini, apri-porta, ariete, sirene, esplosivi, jammer per disturbare le frequenze radio. E quelle maschere in lattice da Donald Trump che indossavano per farsi beffa delle videocamere di sorveglianza. Oltre, naturalmente, al bottino. La borsa, dopo l'ultimo colpo messo a segno all'Unicredit di Vigone, nel Torinese, era particolarmente pesante: oltre 92mila euro in contanti. I due fratelli, sinti di 26 e 30 anni, entrambi residenti ad Alpignano, nel Torinese, sono stati bloccati e arrestati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino. Gli inquirenti sospettano che siano i responsabili di una decina di colpi avvenuti negli ultimi mesi in Piemonte. Tutte tra le 2 e le 5 di mattina. Tutte con la tecnica della 'marmotta': un ordigno caricato con dell'esplosivo che si inserisce all'interno degli sportelli per farli saltare. "Ordigni progettati con 250 grammi di polvere da sparo dei fuochi d'artificio - spiegano gli artificieri dell'antisabotaggio -, in grado di provocare una deflagrazione elevata. Al punto da compromettere la sicurezza dell'intero edificio della filiale e l'incolumità dei residenti". Figli di Pietro Dellagaren, ergastolano detenuto all'isola d'Elba per avere ucciso un uomo nel 2001, durante una rapina nel Torinese, coinvolto anche nell'omicidio di Maverick Argenta, un bambino di otto anni ammazzato sempre nel 2001 mentre dormiva in un accampamento rom, i due arrestati studiavano le rapine nei minimi dettagli. E le eseguivano con precisione. Perché per loro erano una cosa seria. Da film. Come l'escamotage adottato per eludere i controlli: lo stesso di 'The Jackal', lo 'Sciacallo', dove Bruce Willis, killer professionista braccato dalla polizia cambia il colore della sua auto. E loro, che si spostavano con auto nere rubate, di altissima cilindrata, le hanno riverniciate di bianco. Per non dare nell'occhio, le parcheggiavano in alcuni garage del torinese, affittati regolarmente. Come la loro base logistica, un appartamento a Busano, nel Canavese. Inoltre, in caso di fuga precipitosa, la coppia avrebbe potuto contare sull' 'appoggio' di numerose famiglie sinti dislocate in diverse zone del torinese. E poi c'è la questione delle maschere di gomma. I Laforè si coprivano il volto con quelle di Donald Trump. E, certi di non essere riconosciuti, sorridevano alle telecamere di sorveglianza mentre si preparavano a far saltare per aria il bancomat del caso. Come i quattro rapinatori di Point Break che, nella contea di Los Angeles, assaltavano le banche travestiti dai presidenti che hanno fatto la storia dell'America. Keanu Reeves e Patrick Swayze lo facevano "per finanziarsi un'estate senza fine"; per i Laforè era invece 'una questione di famiglia'. In fondo, a loro, avevano insegnato così.
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