"Cosa consigliare ai miei colleghi più giovani? Niente, perché ce n'è di bravi e di bravissimi. Di essere curiosi, ecco, questo sì. Curiosi e instancabili ricercatori della verità". È di poche battute il 'testamento professionale' di Vittorio Corsi, una delle colonne della magistratura di Torino, pubblico ministero in centinaia di processi importanti e delicati (dalla Tangentopoli subalpina degli anni Novanta al delitto di Cogne) che oggi va in pensione a 70 anni. Corsi è entrato in magistratura nel 1974 ed è sempre stato un inquirente, prima alla procura ordinaria e poi alla procura generale. "Fu un caso - dice - Al momento di entrare in organico, potendo scegliere, rinunciai a un posto in tribunale per aiutare una collega cui sarebbe toccata una destinazione disagiata". Fu un caso, giura, anche la sua prima maxi inchiesta, il clamoroso Scandalo dei petroli degli anni Ottanta: "Ero semplicemente di turno". Da allora si è occupato di quasi tutte le vicende più scottanti ("con l'aiuto di alcuni agenti di polizia giudiziaria veramente formidabili", sottolinea) capitate sotto la Mole Antonelliana: appalti truccati, sanità, politici corrotti. "Se qualcuno sperava che con Tangentopoli sarebbero cessati i comportamenti illeciti - osserva - deve essere rimasto deluso. Oggi è diverso solo nei comportamenti, che sono diventati più impalpabili. Noi facevamo poche intercettazioni: quando ne prendevi uno era perché ne aveva combinate dieci, tracciavi i collegamenti e ricostruivi tutto come una catena. Adesso bisogna cercare nelle consulenze, o fra certe figure intermedie che lavorano sottotraccia". Corsi è conosciuto e rispettato dagli avvocati per la serietà, il rigore morale accompagnato ai tratti e i modi da gentiluomo, l'abilità investigativa. Anche negli ultimi anni, quando ricopriva il ruolo di accusatore nei processi d'appello (come quello sul premio letterario Grinzane Cavour) non ha mai rinunciato a svolgere indagini e approfondimenti in prima persona. Ancora oggi, con la scrivania sgombra e il continuo viavai di avvocati e colleghi che passano per un saluto, non smette di chiedere informazioni. "Abbiamo fatto recuperare due milioni alla Regione - dice - con il processo Finpiemonte: cosa ne hanno fatto?". Dopo mezz'ora gli arriva il resoconto: "309 mila euro sono stati erogati per l'ospedale Regina Margherita. Poi è previsto uno stanziamento di 883 mila per delle apparecchiature mediche. Bene. E gli altri 800 mila?".
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