Salgono a undici gli indagati nell'inchiesta della Procura di Torino sull'appalto da 5 milioni di euro, affidato dal Comune nel 2013 per il reinserimento dei nomadi sgomberati dal campo di lungo Stura Lazio. Oltre all'immobiliarista Giorgio Molino, già prima accusato di abusi edilizi, al presidente della Cooperativa animazione Valdocco, Paolo Petrucci, e al presidente di Terra del Fuoco, Oliviero Alotto, già con l'accusa di turbativa d'asta, compaiono ora, tra gli altri, i nomi della presidente dell'Associazione italiana zingari oggi, Carla Osella, del vicepresidente di Terra del Fuoco, oggi amministratore unico delle Farmacie comunali di Torino, Roberto Forte, e di suo fratello, Luca Forte, con l'accusa di truffa in concorso. Secondo il pm Andrea Padalino, gli indagati hanno "fornito all'ente appaltante una falsa prospettazione del possesso dei requisiti necessari per partecipare al bando". Padalino contesta agli indagati una serie di "illeciti contro il patrimonio, contro la pubblica amministrazione e in materia tributaria". L'inchiesta della magistratura nasce da un esposto presentato dal consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Maurizio Marrone. "Non vi era corrispondenza tra quanto dichiarato nell'offerta tecnica e la realtà dei fatti". Questo è quanto contestato dal pm Andrea Padalino nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Torino sull'appalto da 5 milioni di euro, affidato dal Comune nel 2013, per il reinserimento dei nomadi sgomberati da alcuni campi della città, che ha visto gli indagati salire a 11, tra cui Massimiliano Ferrua della cooperativa Valdocco e Luca Negro. Secondo l'accusa, la Cooperativa Animazione Valdocco s.c.s. Impresa Sociale Onlus, l'Associazione Terra del Fuoco, l'Associazione Italiana Zingari Oggi, avrebbero falsificato gli atti per aggiudicarsi la gara per lo sgombero dei campi nomadi di lungo Stura Lazio e di via Germagnano e della messa in sicurezza del campo di corso Tazzoli. "Ci sono gravi indizi circa il fatto che l'offerta tecnica presentata - sostiene il magistrato - si fondasse su falsi dati e su dichiarazioni contenenti inconsistenti assunzioni d'impegno", per "indurre in errore gli organi della Pubblica Amministrazione preposti alla valutazione". Il gip Giorgio Potito ha disposto sequestri per un valore di circa 400.000 euro.
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