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TORINO. Lei non gridò,assolto da violenza: D.i.Re, solidarietà donna

"Siamo certe che dire di no, anche con un filo di voce, deve essere sufficiente a fermare un uomo. Deve cambiare la cultura, che ancora sopravvive nel nostro Paese, per la quale la vittima si trasforma in accusata". La Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza D.i.Re commenta così il caso del volontario torinese della Croce Rossa assolto dal tribunale di Torino dall'accusa di violenza sessuale perché la presunta vittima "non ha urlato". La sentenza è dello scorso 15 febbraio. Il pm Marco Sanini, che ha sempre creduto nella vittima, aveva chiesto una condanna a dieci anni per l'imputato, difeso dagli avvocati Cosimo Maggiore e Vittorio Rossini. I giudici non hanno però creduto al racconto della donna e, nell'assolvere l'uomo, hanno anche disposto la trasmissione degli atti in procura perché si proceda nei suoi confronti per calunnia. "Se per ottenere una condanna è necessario urlare, portare sul corpo gravi ed evidenti segni di violenza, tantissime, troppe non otterranno mai giustizia - sostiene la Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza -. Lei ha solo detto di no, e poi non è stata in grado di confidarsi con nessuno. Ora dichiara che 'non denuncerebbe più', e se questo è comprensibile è anche inaccettabile che una donna attraversi un'esperienza così amara quando si rivolge alla magistratura".
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