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TORINO. Carceri: Tar, agente ucciso da collega è vittima del dovere

TORINO. Carceri: Tar, agente ucciso da collega è vittima del dovere

In carcere ha commesso un omicidio

E' una "vittima del dovere" l'agente di polizia penitenziaria che il 17 dicembre 2013 venne ucciso da un collega a Torino nel carcere delle Vallette. Lo ha affermato il Tar del Piemonte accogliendo il ricorso con cui il figlio della vittima chiedeva il riconoscimento dei benefici economici previsti da una legge specifica del 1990, che gli erano stati negati dal Ministero dell'Interno. Giampaolo M., 52 anni, venne avvicinato nel bar interno dal collega, che dopo avere gridato "Cosa mi state combinando voi? Cosa mi state combinando tu e il comandante?" fece fuoco per poi togliersi la vita sparandosi a sua volta alla gola. La sentenza chiarisce che M. svolgeva, con funzioni di polizia giudiziaria, alcune intercettazioni ambientali interne delegate dalla Procura. "La sua morte - scrivono i                 giudici - è senza dubbio collegata all'espletamento di funzioni di istituto ma va oltre il rischio ordinario. Il decesso, per lesioni riportate in conseguenza di una azione criminosa, non è imputabile alla ordinaria potenzialità di pericolo del servizio di istituto, bensì all'eccezionalità espressa dalle specifiche circostanze in cui l'agente operava". Per questo, a differenza di quanto stabilì il Ministero nel 2015, M. deve essere considerato una "vittima del dovere".
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