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23 Febbraio 2017 - 16:00
Una targa a Torino, in memoria di Roberto Crescenzio, lo studente lavoratore morto per le molotov che incendiarono il bar Angelo Azzurro il primo ottobre 1977. A quarant'anni dall'episodio, che avvenne nella centralissima via Po, al numero 46, non distante dalle aule universitarie di Palazzo Nuovo, è stata scoperta stamani, presenti il vicepresidente del Consiglio Regionale, Nino Boeti, il presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, il presidente dell'Aiviter, (Associazione italiana vittime del terrorismo), Roberto Della Rocca, e la cugina della vittima, Federica Marchioro, che l'hanno ricordato in una cerimonia al vicino liceo Gioberti.
L'episodio dell'Angelo Azzurro fu l'epilogo di una manifestazione di protesta per l'uccisione a Roma, il 30 settembre di quell'anno, del militante di Lotta Continua Walter Rossi, per mano neofascista. A Torino nel mirino c'è la sede dell'Msi, in corso Francia 19, ma tra lanci di molotov e bulloni il corteo viene poi disperso. Una parte della sinistra extraparlamentare ripiega verso via Po, con volti coperti e molotov con cui viene colpito il bar-discoteca considerato il "covo dei fascisti". Roberto Crescenzio, 22 anni, studente-lavoratore, resta tra le fiamme del locale e le ustioni lo portano alla morte due giorni dopo.
A ripercorrere quelle ore è stato Della Rocca, dopo i commenti di Versaci e di Boeti. "Né un'ideologia, né l'anelito verso qualsiasi ideale - ha affermato Versaci - può giustificare quanto accaduto. Ed è fuorviante - ha aggiunto - sottilizzare sulla terminologia da utilizzare per ricordare questo giovane", con un evidente riferimento alle recenti polemiche al riguardo. "Credo non si possa considerare - ha detto Boeti - un incidente di percorso, un danno collaterale, come si dice ora quando si bombardano le città per colpire i terroristi e vengono coinvolti anche dei civili. Perché chi buttò le molotov all'Angelo Azzurro sapeva che danno fanno l'alcol e il fuoco insieme".
Dalla cugina di Crescenzio il grazie della famiglia del ragazzo per la targa e un appello: "Mi auguro che umanità e tolleranza abbiano sempre il sopravvento. Mi domando come si possano compiere azioni così atroci con tanta leggerezza".
Una cerimonia che ha visto pressenti i gonfaloni del Comune di Torino e del centro Pannunzio, che dal liceo Gioberti sono sfilati in un piccolo corteo fino alla lapide in via Po. In prima fila l'ex consigliere regionale Giampiero Leo e alla scopertura della lapide il radicale Silvio Viale.
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