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TORINO. Riciclo oro rubato da Torino a Est Europa, sgominata banda

TORINO. Riciclo oro rubato da Torino a Est Europa, sgominata banda

L'oro rubato a Torino veniva riciclato nell'Europa dell'Est. La guardia di finanza, dopo un'indagine coordinata dalla procura subalpina con il contributo di Eurojust, ha smantellato una banda ben ramificata con undici ordinanze di custodia cautelare in carcere - cinque per reimpiego di beni di provenienza illecita, sei per ricettazione - e sessanta perquisizioni in varie regioni italiane, in Ungheria e in Slovenia. Un meccanismo da più di 25 milioni di euro che partiva sotto la Mole, con piccole rapine e furti nelle villette del circondario, e travalicava i confini nazionali.

I monili rubati venivano trasportati in una fonderia di Torino, fusi e trasformati in piccoli lingotti, così da non essere più tracciabili. A questo punto, il prodotto era venduto, a prezzo di mercato, a società nazionali che operano nel commercio dell'oro. A porsi come intermediaria, dall'estero, una società ungherese, gestita da un italiano arrestato alla stazione di Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, con 200 mila euro. In Ungheria si simulava la vendita a una ditta di Arezzo, emettendo una fattura fittizia. A sua volta, l'azienda toscana eseguiva un bonifico internazionale, poi monetizzato. Così il denaro tornava a Torino negli zaini dei corrieri, per pagare in nero i ricettatori.

La filiera è venuta alla luce dopo mesi di intercettazioni, analisi di flussi finanziari, pedinamenti. Le indagini della Guardia di Finanzia di Torino sono state coordinate dalla Procura del capoluogo piemontese e dai pm Roberto Sparagna e Valerio Longi. Secondo il procuratore capo, Armando Spataro, la collaborazione con Eurojust è stata "un modus operandi che dovrebbe essere preso come esempio: c'è stato uno scambio immediato, spontaneo e reciproco di notizie. Troppo spesso, invece, la collaborazione tra gli Stati non funziona. In Europa si tende a privilegiare la raccolta dei dati forniti dalle agenzie di prevenzione e informazione a scapito delle indagini di polizia giudiziaria". "Il modello seguito da questa attività - continua il magistrato - dovrebbe essere applicato anche ad altri settori, in modo particolare al contrasto del terrorismo.

Proprio in questo periodo al Parlamento Europeo si discute della direttiva sul terrorismo internazionale, che è però è carente sulle misure di collaborazione. Mentre è proprio la collaborazione l'unica risposta possibile al crimine che supera i confini dello Stato".

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