Il ricorso alla sigmoidoscopia flessibile - esame che permette di vedere direttamente le pareti dell'intestino - come test di screening per i tumori del grosso intestino ha un importante effetto protettivo non solo per i tumori che si manifestano nel tratto distale dell'intestino, ma anche per i tumori del tratto prossimale. Lo rivela uno studio coordinato dal Centro di Riferimento per l'Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute di Torino pubblicato dalla rivista internazionale British Medical Journal. Lo screening con sigmoidoscopia, secondo lo studio, garantisce una riduzione del 20-35% del rischio di ammalarsi e di morire per tumore del grosso intestino, che si mantiene a 12 anni dall'esecuzione dell'esame. "Questi risultati sono importanti perché dimostrano che questa modalità di screening, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni studiosi, garantisce una protezione non solo per i tumori del tratto distale, più frequenti, ma anche per quelli del tratto prossimale", spiega il dottor Nereo Segnan, coordinatore del programma piemontese di screening dei tumori 'Prevenzione Serena'. "Confermano inoltre la bontà della scelta della Regione Piemonte, che ha adottato un protocollo di screening che prevede l'offerta della sigmoidoscopia a tutti gli assistiti che compiono 58 anni - aggiunge - proprio l'età in cui è documentato il massimo effetto protettivo del test". La sigmoidoscopia, secondo lo studio, garantisce una protezione sia negli uomini sia nelle donne di età inferiore a 60 anni, invitati allo screening, dove si osserva una riduzione rispettivamente del 24% e del 33% del rischio di ammalarsi e del 29% e del 27% del rischio di morire di tumore del grosso intestino. Tra le persone dai 60 anni in su, l'effetto protettivo dello screening - sempre secondo lo studio - si mantiene solo tra gli uomini, mentre si riduce in modo sostanziale tra le donne. Le stime di questo studio combinato sono riferite al confronto tra le persone che avevano ricevuto l'invito allo screening e quelle che non lo avevano ricevuto. Nello studio italiano è stato anche possibile misurare l'effetto protettivo tra le persone invitate che avevano effettivamente aderito allo screening: tra queste si è potuto osservare un effetto anche maggiore, ovvero una riduzione complessiva del 31% del rischio di ammalarsi e del 38% del rischio di morire.(
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