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18 Gennaio 2017 - 11:21
Elena Ceste
E' cominciato a Torino il processo d'appello a Michele Buoninconti, il vigile del fuoco accusato di avere ucciso la moglie, Elena Ceste, e di averne nascosto il corpo in un piccolo corso d'acqua a 2 chilometri da casa nelle campagne astigiane. In primo grado, nel novembre del 2015, l'uomo era stato condannato a 30 anni dopo un rito abbreviato.
L'udienza si celebra a porte chiuse. In aula sono presenti i genitori della donna.
Il delitto, secondo la sentenza ora al vaglio della Corte d'assise d'appello, fu commesso il 24 gennaio 2014: Buoninconti non sopportava che la donna cercasse di evadere dalla routine familiare sottraendosi al "ruolo di madre e moglie sottomessa che le aveva imposto". Il corpo fu ritrovato il 18 ottobre successivo.
"Siamo qui perché convinte della colpevolezza di Buoninconti e vogliamo portare avanti, per quel poco che possiamo, la nostra battaglia. A ognuna di noi potrebbe capitare di vivere esperienze familiari simili a quelle della povera Elena. Ed è ora che non succeda più". A parlare è Sandra Roselli, una signora di Alpignano (Torino) presente fuori dall'aula del Palazzo di giustizia di Torino in cui si celebra il processo d'appello a Michele Buoninconti.
Roselli fece parte del comitato "Giustizia per Elena Ceste", ora disciolto. Con lei c'è la torinese Elena Timpano, che con l'aiuto di un'associazione animalista e dei carabinieri ha rintracciato in un canile Gandalf, il cane della famiglia, e lo ha preso con sé.
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