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19 Dicembre 2016 - 10:46
In gergo viene chiamato "cemento armato", un deposito di neve bagnata che con l'abbassarsi delle temperature diventa durissimo e ghiacciato, vera e propria trappola mortale anche per gli escursionisti più esperti.
Impossibile non scivolare e, se il terreno è ripido, fermarsi.
Questa la probabile causa degli incidenti che hanno fatto oggi due morti, uno in Alto Adige e l'altro in Piemonte, dove da inizio dicembre le vittime di questo ghiaccio 'killer' sono state addirittura sette.
Giovanissimo l'escursionista, appena 23enne, che ha perso la vita nella Conca di Oropa, sulle Alpi Biellesi nei pressi della vetta del monte Mucrone. Luca Brunello, residente a Cigliano, nel Vercellese, era partito questa mattina con un compagno per effettuare la salita della cima, a quota 2.335 metri. In prossimità dell'anticima, dove si trovano i resti del vecchio impianto sciistico, i due si sono separati proprio a causa del ghiaccio. L'amico ha preferito non proseguire, preoccupato per la pessima tenuta del terreno nonostante i ramponi, e dopo avere atteso la vittima ha deciso di scendere per chiedere aiuto.
Un tecnico del soccorso alpino che si trovava nella zona ha dato l'allarme e l'elisoccorso è decollato. Il disperso, ormai privo di vita, è stato individuato ai piedi di una parete dopo un paio di sorvoli. Inutili i soccorsi: il giovane è morto sul colpo, dopo una caduta di circa 200 metri, a causa dei traumi riportati. Per recuperare la salma è stato necessario imbarcare sull'elicottero un secondo tecnico di elisoccorso a causa del terreno impervio in cui si trovava.
In Val Passiria ha invece perso la vita Günther Frei, 44enne di Merano (Bolzano). L'uomo, che assieme al fratello era salito da Valtina verso il Montelago, a quota 2.430 metri, per aiutare un amico a radunare alcuni animali d'alpeggio, è scivolato sul ghiaccio precipitando per 300 metri. Sono intervenuti gli uomini del soccorso alpino di San Leonardo che hanno recuperato la salma con l'ausilio di un elicottero del 118. Sul posto anche i carabinieri.
"In montagna bisogna saper rinunciare", è l'invito di Luca Giaj Arcota, presidente del soccorso alpino piemontese. "C'è una percentuale di rischio che non si può eliminare mai - aggiunge - anche se si hanno capacità è bene mettere da parte l'orgoglio: la testa è il miglior strumento, anche in montagna...".
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