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MILANO. Delitto Caccia: legale figli, la toppa è peggio del buco

"E' interesse dei miei assistiti che i processi si facciano e che non si mettano toppe peggiori del buco per coprire gravissime omissioni". E' uno dei passaggi dell'intervento dell'avvocato Fabio Repici, legale dei figli di Bruno Caccia al processo a carico di Rocco Schirripa, accusato dell'omicidio del procuratore torinese ucciso 33 anni fa.

Procedimento che è al centro di un 'pastrocchio' giudiziario.

L'avvocato Repici in aula ha parlato di "angosciosa tragedia degli equivoci" riferendosi all'errore procedurale al centro della vicenda che ha cancellato in parte il lavoro di un anno della magistratura milanese, comprese le 4 udienze del dibattimento finora celebrate, e ha detto di pretendere che "i miei assistiti non vengano più buggerati dalla giustizia con l'apertura di procedimenti che poi vengono buttati al macero".

Pertanto ha chiesto alla Corte d'Assise di pronunciarsi sulla utilizzabilità o meno di tutte le intercettazioni precedenti il 25 novembre dell' anno scorso, data in cui l'imputato venne iscritto nel registro degli indagati.

Il legale dei famigliari del procuratore Caccia (in aula sono presenti le due figlie e alcuni nipoti del magistrato) nel chiedere alla Corte di pronunciarsi sull'utilizzabilità o meno delle intercettazioni precedenti il 25 novembre del 2015 ha aggiunto di far questo in quanto "così potrò dire ai miei assistiti che quelle prove resisteranno in un altro procedimento" cioè in quello riaperto dal pm della Dda Marcello Tatangelo il cui ufficio non si era accorto di una precedente indagine nei confronti di Rocco Schirripa archiviata nel 2001 e per lo stesso fatto/reato. Tale svista è peraltro alla base della richiesta di oggi avanzata ai giudici dallo stesso pm di dichiarare "sentenza di doversi non procedere" perché il non aver riaperto l'inchiesta archiviata "è una condizione di improcedibilità". L'avvocato Repici nel suo intervento a questo proposito ha anche spiegato di tutelare i familiari che "hanno chiesto tre cose: verità, giustizia e la condanna dell'imputato al risarcimento del danno". Danno che eventualmente "noi chiederemo a chi ha reso impossibile questo processo a Rocco Schirripa". Il legale ha poi affermato che "i giochi di 'prestidigitazione' visti in questo processo non li voglio più vedere".

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