L'anniversario dei 110 anni ricordato stamattina è la dimostrazione che la tradizione industriale che passa da questa città non è solo da raccontare in una dimensione di simbolo, ma anche di sostanza della cultura imprenditoriale di questo paese". Lo ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, concludendo il roadshow sulla responsabilità sociale d'impresa all'Unione Industriale di Torino. "Una cultura fatta anche di responsabilità sociale che, oggi è emerso con chiarezza, è un investimento - ha aggiunto - perché è un elemento di valore, una barriera all'entrata contro tutte le forme di capitalismo selvaggio. Non esiste sviluppo senza sostenibilità. La nostra idea è di una società in cui la crescita è una precondizione per combattere la povertà e le diseguaglianze, in cui l'economia e lo sviluppo devono essere al servizio delle persone".
"Da 110 anni l'Unione industriale - ha spiegato il presidente degli imprenditori torinesi, Dario Gallina - è al servizio delle imprese, di cui siamo portavoce in seno alle istituzioni sul territorio, con l'obiettivo di far diventare Torino e il Piemonte, un ecosistema ospitale per le aziende. Per questo lo slogan per il nostro anniversario è 'abbiamo a cuore il nostro territorio': la manifestazione di oggi può quindi dirsi la naturale conclusione anche della nostra ricorrenza. L'impegno di responsabilità sociale non è solo un compito delle imprese (per le quali resta comunque una scelta volontaria), ma prima e soprattutto una presa di coscienza delle istituzioni pubbliche e della politica. Sul tema della responsabilità sociale, l'Unione, per ora unico soggetto in Italia, ha partecipato al progetto Early Warning Europe, un impegno concreto sulla Csr, che rende il Piemonte una delle regioni pilota, con 15 partner e capofila la Danimarca.
L'obiettivo del progetto è 'mettere in scacco la crisi' tentando di non disperdere le imprese, aiutando tempestivamente quelle che sono vulnerabili e in difficoltà, ma hanno margini di ripresa. Nella nostra regione, in tre anni, si potranno mettere in atto le migliori pratiche già sperimentate con successo in altri paesi d'Europa (in primis Danimarca dal 2007, ma anche Germania e Polonia) per evitare che le pmi facciano fallimento e che si perdano irrimediabilmente imprenditorialità e posti di lavoro".
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