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CRESCENTINO. La protesta già ad aprile con lo sciopero della fame di Arlotta

Non è la prima volta che, a Crescentino, l’amministrazione comunale fa sentire la propria voce contro la politica di accoglienza dei migranti varata dal ministro degli Interni Angelino Alfano.

Lo scorso 8 aprile, l’assessore alle Politiche Sociali, Pippo Arlotta, aveva dato inizio alla sua personale protesta attraverso uno sciopero della fame (ma non della sete, nè del caffè, ndr), che si era protratto per ben 14 giorni.

Nelle due settimane che ha trascorso senza toccare, l’assessore crescentinese aveva perso ben cinque chili, passando da 79,6 a 74,4.

La sua lotta era cominciata prendendo spunto, parole sue, dal tentativo di insediare 25 - 30 extracomunitari provenienti dalla vicina Palazzolo nella frazione di San Grisante, in uno stabile situato accanto alla chiesa.

Il parroco di Saluggia, don Enrico Triminì a cui è affidata la gestione della frazione, aveva infatti dato la propria disponibilità ad offrire un posto ai migranti nell’ex asilo di proprietà della diocesi di Vercelli, per avere un ritorno economico da utilizzare per sostenere le spese della chiesa.

La notizia aveva suscitato anche l’indignazione del patronato Acli di Mario Giovannini, che aveva organizzato un incontro con i cittadini a cui aveva partecipato anche il primo cittadino Greppi.

In quell’occasione, la popolazione aveva manifestato tutta la propria preoccupazione per quello che sarebbe potuto accadere alla gente del posto se, in paese, fossero arrivati così tanti “giovani uomini stranieri e senza nulla da fare per tutto il giorno”.

La preoccupazione aveva investito anche Arlotta, che aveva deciso di prendere una posizione forte.

Questa volta a farsi avanti con  le proteste è invece il vice sindaco Carmine Speranza, anche se lo stesso Arlotta ha fatto sapere che, per Crescentino, “si prospetta una settembre piuttosto caldo”.

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